Greenpeace, non solo Valentino e Zara: Miroglio aderisce a Detox
23 Settembre 2014 - di Mari
MILANO – Una moda più pulita, degli abiti che facciano bene a chi li indossa e al pianeta: è l’obiettivo della sfida lanciata due anni fa da Greenpeace ai più importanti brand dell’Alta moda con il progetto #TheFashionDuel. Dopo l’impegno di Valentino Fashion Group, ma anche di Benetton, Burberry, Victoria Secrets e Zara, l’impegno di produrre tessuti e accessori liberi da sostanze tossiche è stato preso dalle aziende Miroglio, Berbrand, Tessitura Attilio Imperiali, Italdenim, Besani e Zip, sei importanti produttori del comparto tessile italiano.
Greenpeace ha chiesto e ottenuto da queste aziende non solo l’adesione all’impegno Detox per il futuro, ma anche la pubblicazione dei risultati del lavoro svolto finora in questa direzione.
Già da oggi otto degli undici gruppi di sostanze chimiche pericolose che secondo Greenpeace è urgente eliminare aderendo a Detox sono fuori dalle filiere e dai prodotti di queste aziende: tra questi ci sono gli ftalati e i nonilfenoletossilati, interferenti endocrini che, una volta rilasciati nell’ambiente, possono avere potenzialmente effetti dannosi sul sistema riproduttivo, ormonale o immunitario.
“L’impegno di queste aziende ci dimostra come una moda senza sostanze tossiche sia possibile e alla portata del mercato. Quello che sottoscrivono infatti ha un livello di ambizione mai raggiunto da qualsiasi altro impegno Detox finora”,
dichiara Chiara Campione, responsabile del progetto #TheFashionDuel di Greenpeace.
Per avere un’idea dell’impatto delle sei aziende in termini di produzione, Greenpeace ha calcolato che (solo nel 2013) queste hanno prodotto circa 7 milioni di metri lineari di tessuti, pari alla distanza tra Roma e New York, 40 milioni di metri di tessuti stampati, pari alla circonferenza terrestre, 35 milioni di bottoni e zip, pari a oltre il triplo degli abitanti della Lombardia. Complessivamente i capi di abbigliamento su cui l’impegno Detox influisce direttamente o indirettamente sono 70 milioni all’anno.