Tumore al seno, Veronesi : “Più casi di cancro perché si fanno meno figli”
30 Settembre 2014 - di Silvia_Di_Pasquale
MILANO – “Più casi di cancro al seno perché le donne fanno meno figli“, questo l’allarme lanciato da Umberto Veronesi durante un incontro a Milano, organizzato dalla Fondazione che porta il suo nome. Il motivo sarebbe questo: le donne erano abituate a fare fino a 10-20 figli e li allattavano tutti. Il seno tendeva a non ammalarsi perché restava sempre in attività, mentre al giorno d’oggi è assai più inattivo perché il numero delle gravidanze per donna è drasticamente diminuito.
“Bisogna che ci rendiamo conto che le donne hanno bisogno di procreare – spiega il fondatore dell’Istituto europeo di oncologia, secondo quanto riportato dall’Adnkronos – “E’ un bisogno naturale e psicologico, una forma di realizzazione. (…) Oggi però le donne lavorano, anzi hanno un doppio lavoro, uno fuori casa e l’altro dentro, e quindi vivono molte difficoltà. E’ necessario trovare il più possibile il modo di favorire la maternità, anche se è una battaglia difficile perché il cosiddetto progresso è un carro armato che schiaccia tutto”
“Nel dopoguerra in Italia i tumori al seno erano pochissimi – ricorda Veronesi – Le donne morivano di cancro all’utero e gli uomini di cancro allo stomaco, oggi quasi scomparsi, a dirci che i tumori si possono combattere”.
Fortunatamente anche per il tumore al seno è così: a un aumento dell’incidenza corrisponde una riduzione di mortalità pari al -1,6% l’anno. Fondamentali sono la prevenzione e una diagnosi precoce: “Se il tumore è molto piccolo si guarisce con percentuali superiori al 98%, se è molto grande si muore”, ribadisce Veronesi, che ricorda come
“Un tempo la diagnosi la facevamo con le mani (le mie ancora oggi trovano noduli che la mammografia non vede), mentre oggi abbiamo mammografia, ecografia mammaria e risonanza magnetica, che diventerà sempre di più uno strumento fondamentale contro tutti i tipi di cancro”.
“I controlli devono iniziare a 30-35 anni con un’ecografia mammaria annuale e proseguire dopo i 40 anche con una mammografia annuale”, sottolinea Paolo Veronesi, figlio di Umberto, presidente della Fondazione e direttore di Chirurgia senologia integrata all’Ieo. Bisogna iniziare a 25 anni con l’autopalpazione del seno una volta al mese dopo il ciclo. Un’altra arma di prevenzione contro il cancro all’ovaio, sarebbe la pillola anticoncezionale.
“Protegge dai tumori ovarici. Non lo diciamo mai e nessuno lo scrive, ma se una donna prendesse l’anticoncezionale dai 30 anni ai 50 non si ammalerebbe di tumore all’ovaio. Le donne italiane per utilizzo sono fra le ultime e non stupisce”, conclude Veronesi.