Verily: primo magazine Usa che mette al bando Photoshop
30 Ottobre 2013 - di Claudia Montanari
NEW YORK – Si chiama “Verily” ed è il primo magazine americano femminile completamente privo di Photoshop e fotoritocchi.
Era il 2012 e le ragazze del team di Verily stavano lavorando per realizzare un grande progetto: “Stiamo lavorando duramente per il nostro grande sogno. Creare una rivista che offra un’alternativa autentica e positiva alle donne. Ci auguriamo un giorno di essere esposti di fianco a Cosmopolitan, Glamour e Lucky”.
Ora le ragazze possono dirsi soddisfatte: Verily è infatti giunto al terzo numero e si trova sugli scaffali delle librerie Barnes&Noble, vicino alle riviste più famose e patinate del mercato.
Scrive Giulia Laura Ferrari su “Donne di fatto” di Il Fatto Quotidiano
“Verily ha tutto quello che ci si aspetta da una rivista femminile: servizi di moda, articoli giornalistici, approfondimento culturale. Ma non pubblica mai foto modificate a computer. “Le caratteristiche uniche delle donne, siano le zampe di gallina, le lentiggini o un fisico non duro-come-una-roccia, sono elementi che contribuiscono alla bellezza femminile – spiega la giovane direttrice Kara Eschbach – e dovrebbero essere celebrati, non modificati o rimossi”. Verily si rivolge a donne tra i 18 e i 35 anni. Ed è fatto un team di sei ragazze sotto i trent’anni. Tutte professioniste, con esperienze nel mondo dell’editoria e della moda. Il risultato è una rivista che chiede a chiunque abbia voglia di mostrare la propria bellezza genuina di posare come modella per i servizi della sezione ‘Style’”.
Ma Verily non è la prima rivista femminile che propone un punto di vista alternativo:
“Nel 2012 in Inghilterra è nato SLink, magazine dedicato alle modelle curvy. Nel giugno 2011 Vogue Italia diede alle stampe una copertina memorabile: ritraeva tre sensuali modelle con il titolo: “Belle vere” . Ma la tentazione al ritocco è sempre in agguato. E talvolta il mouse può sfuggire di mano. L’ultima vittima: il volto della bellissima Kate Winslet, piallato, illuminato e irriconoscibile sulla copertina dell’ultimo numero di Vogue. Come ha scritto la giornalista Emma Brockes su The Guardian: “Il grottesco può essere bello, ma non in questo caso”.