Zara, eliminazione di sostanze tossiche. Greenpeace: “devono farlo anche gli altri”
30 Novembre 2012 - di Claudia Montanari
ROMA – Un impegno scritto: è quello che ha firmato Zara, la catena low cost facente parte del gruppo Inditex, il 29 Novembre scorso per eliminare le sostanze chimiche pericolose dai loro prodotti entro il 2020.
Da quando Greenpeace ha lanciato la campagna “Detox” molti marchi si sono impegnati a eliminare le sostanze tossiche dalla propria produzione. Inditex richiederà a 20 fornitori di rivelare i valori delle emissioni delle sostanze chimiche pericolose a partire da marzo (e ad almeno 100 fornitori entro la fine del 2013), garantendo a coloro che vivono vicino alle fabbriche tessili il diritto a ricevere informazioni corrette sugli scarichi di sostanze pericolose nell’ambiente, tra cui quelle di coloranti azoici che liberano ammine cancerogene.
L’impegno di Zara consiste anche nel rafforzare il processo di eliminazione degli alchilfenolestossilati dai prodotti e nel fissare ulteriori scadenze a breve termine per l’eliminazione delle sostanze chimiche pericolose prioritarie, tra cui i Pfc (per fluorocarburi).
Martin Hojsi’k, responsabile della campagna Detox di Greenpeace International, ha affermato: “Greenpeace si complimenta per l’impegno di Zara a realizzare vestiti senza sostanze tossiche. Se la più grande azienda della moda può farlo, non ci sono scuse per gli altri marchi che devono ripulire la loro catena di fornitura. I consumatori di tutto il mondo hanno fatto sentire la loro voce ed è ora per gli altri marchi come Esprit, Gap e Victoria’s Secret di ascoltare i loro clienti e liberarsi urgentemente dalle sostanze tossiche”.
L’impegno di Zara è arrivato appena dopo nove giorni dal lancio del rapporto di Greenpeace “Toxic Threads: The Big Fashion Stitch-Up”. Da allora oltre 315 mila persone hanno aderito alla campagna, con decine di migliaia di azioni su Facebook e Twitter, e oltre 700 persone hanno manifestato fuori dai negozi Zara in tutto il mondo.