Abolire i compiti a casa: giusto o sbagliato?
18 Ottobre 2012 - di Claudia Montanari
ROMA – Abolire i compiti a casa: è giusto o sbagliato? Questo è il dubbio che ormai da qualche mese attanaglia non solo i familiari dei bimbi, ma anche maestri, professori e politici.
Il ministro francese Holland sembra pronto a voler eliminare i compiti a casa in quanto, dietro questa scelta, ci sarebbe innanzitutto il pensiero secondo cui con questa “manovra” si eliminerebbe la differenza sociale tra chi a casa non ha il sostegno dei famigliari e chi invece ce l’ha.
Così il dibattito ha fatto presto ad arrivare al di qua delle Alpi, dividendo pensieri ed opinioni. Se infatti il dirigente scolastico Maurizio Parodi è favorevole all’abolizione dei compiti a casa, molti professori sono contrari.
Maurizio Parodi spiega a “il Giornale”: “Io sostengo da molto tempo l’inutilità dei compiti e sono contento che vogliano abolirli in Francia dove è già vietato per legge”. Il dirigente scolastico sostiene che i compiti a casa “non hanno alcuna motivazione, sono inutili o dannosi” in quanto “creano discriminazioni. Nelle famiglie dove ci sono i genitori che seguono i figli funziona, mentre in quelle dove non vengono seguiti diventa un doppio disastro“. Spiega inoltre che “oggi i docenti riempiono di compiti i ragazzi nonostante le spiegazioni fatte in classe. E questi sono comportamenti pre-razionali che accollano sui ragazzi un carico insopportabile. È follia normalizzata”.
Maurizio Parodi parla anche di quale dovrebbe essere il ruolo degli insegnanti: “Dovrebbero fare regia educativa, creare ambienti di apprendimento che premettano ai ragazzi di progettare. Penso che gli alunni inizieranno a imparare quando gli insegnanti smetteranno di insegnare”.
Non della stessa opinione sono invece alcuni professori ed insegnanti. Paola Mastrocola, professoressa e scrittrice, spiega come secondo lei vietare i compiti a casa ai bambini possa essere un danno. Innanzitutto sostiene che la manovra di Holland sia solo di tipo politico, per ottenere più consensi in quanto, spiega, che l’abolizione dei compiti è cosa voluta più che altro “dalla maggioranza delle famiglie che vuole la vita semplice, le cene con gli amici, le gite fuori porta. Invece il lavoro intellettuale per gli studenti si fa da soli, con rigore. E questo dà fastidio ai genitori perché a volte si compromette il sacro weekend“. In sostanza, secondo Mastrocola, la motivazione pedagogica è inesistente.
Quando le viene chiesto se, in fondo, non è proprio la scuola il luogo in cui si dovrebbe imparare, la professoressa risponde: “Rispondo con un’altra domanda. Come mai, quando facciamo sport è normale per tutti ritenere che si debba fare allenamento? Però l’unico esercizio che non viene mai richiesto è quello mentale” sostenendo che i compiti sono il primo allenamento per la mente. Sembra però non essere d’accordo sulla quantità eccessiva di compiti a casa: “Tutto va dosato nella giusta misura. I compiti vanno eseguiti sugli argomenti fatti in classe per esercitarsi, le spiegazioni devono essere svolte con chiarezza in classe”.
Il dibattito, dunque, è sempre vivo: i compiti a casa sono davvero utili o no?