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Agroalimentare “Made in Italy” falso: danno da 60 milardi l’anno

ROMA -La contraffazione del prodotto agricolo Made in Italy è un problema reale che interessa un business di miliardi di euro l’anno.

In base a quanto è emerso in occasione terzo incontro dell’edizione 2013 di ‘Economia sotto l’ombrellone’ che si è svolto a Lignano Pineta, il valore dei prodotti falsamente “made in Italy” o che comunque sembrano tali, venduti sui mercati esteri, è pari a 60 miliardi di euro annui, a fronte di un’esportazione complessiva di prodotti agroalimentari realmente italiani che ammonta a 20 miliardi annui.

Fortunatamente, nonostante il pericolo della contraffazione del “made in Italy”, l’agricoltura italiana vive una fase di lieve crescita (+0,1% nel primo trimestre 2013) e registra, accanto alla creazione di nuovi posti di lavoro, l’avvicinarsi di molti giovani al settore (+ 9% di occupati under 35).

“Credo che il momento positivo dell’agricoltura sia legato da un lato al fatto che nel nostro settore la crisi era arrivata prima e quindi, probabilmente, abbiamo cominciato prima a uscirne dall’altro al fatto che i giovani stanno vivendo un cambiamento culturale e vedono nell’agricoltura un futuro possibile” ha affermato Claudio Bressanutti, direttore di Coldiretti Pordenone.

Per Cristian Specogna, contitolare delle tenute vitivinicole Specogna e Toblar, “l’avvicinamento dei giovani all’agricoltura nasce sia da un bisogno di concretezza avvertita dopo anni di economia basata principalmente sulla speculazione finanziaria, sia dalla difficoltà nel trovare lavoro in altri settori; da qui la disponibilità anche ai lavori stagionali che fino a pochi anni fa erano terreno di conquista per la manodopera straniera”.

Le sole agroenergie, ha sottolineate Marco Tam, presidente di Greenway agricola, “negli ultimi anni hanno creato oltre 13mila posti di lavoro sono convinto che nel settore agricolo italiano ci sia ancora molto spazio di crescita.

“Credo, inoltre, che la crisi stia facendo cambiare l’attenzione dei giovani all’agricoltura: oggi non lo considerano più un settore di ‘serie b’ e si rendono conto che attraverso un’adeguata preparazione possono portare in questo settore nuove competenze e nuove energie”, conclude Tam. Il settore del biogas in Italia è attualmente composto da circa duecento impianti per circa 900 megawatt di energia prodotti.

Claudia Montanari

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