Alida Valli spia fascista o no? La potenza dell’industria del cinema
6 Gennaio 2012 - di Claudia Montanari
Certo, adesso i tempi sono cambiati. Ora il massimo che possiamo aspettarci è uno screzio da bar tra il leghista Borghezio e Sabrina Ferilli. Ma prima, ai tempi delle guerre mondiali soprattutto, era diverso. Ne sapeva qualcosa la bellissima attrice Alida Valli che veniva ritratta dai servizi segreti americani come una spia dei fascisti. Pagata dai nazisti, collaboratrice di loschi personaggi come Giuseppe Bernasconi, Antonio Agostini, del torturatore Pietro Koch, si diceva anche che fosse stata l’amante di Bruno Mussolini. E che dopo la morte del figlio del Duce, avvenuta a Pisa nel 1941 in un incidente aereo, per allontanare l’idea del suicidio si era messa a bere e a sniffare cocaina. Le voci a riguardo arrivarono addirittura a negare all’attrice, il 19 febbraio del 1946, il visto di entrare negli Usa. E, ovviamente, riunciare al sogno di Hollywood. Insomma, la diva di “Ma l’amor mio non muore…”, “Mille lire al mese”, “Ore 9 lezione di chimica”, la nuova Greta Garbo, era completamente distrutta.
Certo è vero che l’industria del cinema è piuttosto potente, e Alida Valli stava passando quel preciso momento in cui poteva sbarcare il lunario ad Hollywood. Quel preciso momento in cui da attrice italiana di Cinecittà poteva diventare la nuova Ingrid Bergman. Almeno così era convinto il produttore Selznick che vantava film del calibro di “Via col vento” e “Notorius”, che la voleva sotto la macchina da presa di Hitchcock e a fianco di Gregory Peck nel film “Il caso Parradine”. Ma il rapporto che vedeva Alida Valli come “collaboratrice nazista” esisteva ed era forte e chiaro. Ma è vero anche che il produttore David O. Selzinck non era certo tipo da fermarsi di fronte ad un banale rapporto del controspionaggio redatto da un oscuro ufficialetto e poi non avrebbe potuto davvero rinunciare alla bellezza di Alida Valli. Così, pressione dopo pressione, riescì ad ottenere la revisione della pratica. Il caso venne affidato all’agente speciale George A. Zappalà (guarda caso di famiglia italiana). I nuovi rapporti diedero parere favorevole. Per Alida Valli la strada verso la California era aperta.
Assumendosi l’onere di controllare di persona, Zappalà riesce a smontare tutte le accuse contro la Valli ed affermare che l’attrice si era iscritta al Partito fascista repubblicano. Grazie alle pressioni di Hollywood si appura “dopo un’attenta valutazione dei fatti esposti, che il Soggetto (Alida) non è da considerare una minaccia alla sicurezza”.
Alida è pronta a sbarcare quel lunario che, comunque, non preferirà mai a quello italiano.