Test genetici per scoprire se si è a rischio cancro, è boom: “effetto Jolie”
31 Maggio 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – In italia nelle ultime settimane si è registrato un picco di richieste di test genetici per la rilevazione del gene “difettoso” che comporterebbe, con molta probabilità, un tumore al seno.
Dopo la rivelazione di Angelina Jolie di essersi sottoposta a mastectomia con la rimozione di entrambi i seni, poiché portatrice di una mutazione genetica che rende molto alta la probabilità di andare incontro a cancro alla mammella, anche in Italia nelle ultime settimane vi è stato un vero e proprio “boom” di richieste di test genetici.
“Le richieste per eseguire i test che evidenziano mutazioni a carico dei geni collegati al cancro al seno, BRCA1 e BRCA2, a Roma ”sono aumentate dell’80%”, afferma la responsabile dell’Unità di diagnosi e terapia in senologia dell’Ospedale Sant’Andrea, Adriana Bonifacino.
Anche al Centro privato romano ‘Artemisia main center’, rileva il genetista Alvaro Mesoraca, ”dopo il caso Jolie abbiamo registrato un aumento di almeno il 20% delle richieste per questo tipo di test”. L’impennata di richieste per test genetici si registra pure all’Istituto nazionale Tumori (Int) di Milano, dove sono ”più che raddoppiate”.
Un invito a non creare allarmismi e a favorire un ”approccio razionale” alla vicenda arriva dal genetista Bruno Dallapiccola: ”Una ‘mutilazione’ come quella della Jolie, con l’asportazione totale dei seni, non azzera comunque il rischio di poter essere colpiti dal cancro. Anche con la mastectomia, infatti – sottolinea – la donna portatrice di tale mutazione genetica avrà comunque il 5% di possibilità di sviluppare recidive, o potrà avere un tumore all’ovaio al quale la mutazione rende suscettibili”.
Per questo, afferma il genetista, ”la cosa migliore in caso di familiarità per tumore al seno è quella di fare eventualmente il test, e poi sottoporsi a controlli molto frequenti, massimo ogni sei mesi”, poiché la diagnosi precoce ”garantisce il successo dei trattamenti in un’alta percentuale di casi”.