Asili nido, è allarme: non c’è posto per tutti. A Roma fuori 1 bimbo su 2
21 Maggio 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – È allarme asili nido: non c’è posto per tutti i bambini. A Roma uno su due rimane fuori, a Pescara molte famiglie si stanno ormai organizzando autonomamente, con il “fai da te”, mentre a Modena molte mamme protestano.
La causa di questo disservizio è da ricondurre a molteplici aspetti: i comuni dissestati e la crescita di richieste per le materne, affollate dai figli degli immigrati ma anche da quel ceto medio che non può più permettersi di mandare i propri figli in strutture private.
Così le famiglie si organizzano come possono e, di fronte ad un bando che ammette non più di 130 nuovi posti, come accade a Pescara, ecco che nonni virtuosi offrono giocattoli e libri insieme alla loro supervisione, nelle case e nei giardini.
A Napoli, il sindaco De Magistris deve far fronte a una situazione ormai al collasso: negli istituti del centro mancano gessi, plastilina e pure la carta igienica. Non sono previste supplenze: le maestre in maternità non possono essere sostituite per mancanza di soldi e le restanti restano a fare da guardia a gruppi di venti bimbi, senza poter organizzare alcuna didattica. Figurarsi gli insegnanti di sostegno per i portatori di handicap, del tutto assenti.
A Roma la situazione è drammatica: i fuori asilo hanno superato i “fortunati” che sono riusciti a rientrare nei bandi delle scuole comunali. Quest’anno ci sono state ben mille domande in più rispetto alla precedente stagione e 11.381 bambini (su 21.757) resteranno casa.
Aumentano le richieste, le liste d’attesa si ingrossano ma gli spazi si riducono. Il Comune di Milano ha dovuto mettere a bilancio 550mila euro per le convenzioni con le private. Ma non bastano, le associazioni delle mamme contano che l’anno prossimo resteranno a casa almeno mille bambini.
Anche Firenze, tra le città più ospitali con circa 2700 posti, inizia a lasciare qualcuno a casa. Le famiglie modenesi in lista d’attesa, circa una cinquantina, si sono viste recapitare una lettera del dirigente del servizio con l’elenco delle materne private che avevano posti disponibili. Alcuni comuni di Emilia e Toscana non hanno più i soldi per mantenere i loro istituti e hanno stretto accordi per passare allo Stato il mantenimento di alcune sezioni.