Quando i fashion blogger sono baby modelli
6 Giugno 2012 - di Claudia Montanari
HOLLYWOOD – Vederla le prime volte con borsetta e tacchetto ci aveva lasciati un po’ perplessi. Sia chiaro, non che adesso losiamo di meno, ma forse ormai ci siamo abituati. Stiamo ovviamente parlando di Suri Cruise, figlia di Tom Cruise e Katie Holmes, che da sempre, anche piccolissima, sfoggia mise super glamour, degne di una perfetta fashion-victim. Certo, ora che è nata Harper, figlia di Victoria e David Beckham la piccola Suri avrà iniziato a tremare perché la piccola Harper le darà indubbiamente filo da torcere aiutata anche dalla “regine del fashion” che è la mamma, ma, intanto, la tendenza è nata e sempre più “baby star” sono immortalata su giornali e fashion blog mostrando abiti e accessori degni dei più importanti red carpet.
Così in poco tempo la tendenza non è rimasta riservata solo ai figli delle star ma si è radicata anche nelle famiglie “comuni”, i cui genitori (tra)vestono i figli con gli abiti più ricercati, fanno loro dei veri e propri book fotografici e spiattellano le foto in rete. In cerca di successo? Chissà.
Intanto il Daily Mail ci dedica un editoriale e a quanto pare la “scusa” più gettonata tra le mamme è: “I bambini sono molto più naturali davanti alla macchina fotografica”. Così accade che i fashion blogger più famosi, quelli adulti, sono costretti a dividersi il “set” delle strade di Londra o New York con le “baby star” (e le loro mamme, soprattutto).
A parte il fatto che, probabilmente, non ci vuole la mente di uno scienziato per capire che questo atteggiamento nei confronti dei bambini non è del tutto educativo, la psicoterapeuta e scrittrice Maria Rita Parsi avverte che la questione può divenire addirittura pericolosa. Dice a la Repubblica: “Vediamo sempre più spesso affacciarsi dalle pagine delle riviste bambini abbigliati come adulti, e sui blog intere pagine popolate di baby modelli in pose ammiccanti o aggressive. Di solito, dietro c’ è un adulto problematico, una persona che cerca di recuperare il tempo perduto una volta diventato genitore. Può accadere che il genitore spettacolarizzi il figlio fin dalla gravidanza, trattandolo come un’ appendice di se stesso, o che invada il territorio del bambino o dell’ adolescente, adottando i suoi stessi codici di comportamento”.
Ma, “forzature” di mamme a parte, il gusto dei bambini prima o poi si forma davvero. Simona Ironico, docente di Sociologia dei consumi allo Iulm di Milano spiega a la Repubblica: “Un momento fondamentale è il co-shopping, l’ abitudine tipicamente materna di condividere l’ acquisto con i propri figli, trasmettendo il proprio shopping skills, le proprie competenze sulle scelte e sulle merci. Ma intorno ai 12 anni il co-shopping comincia a essere condiviso sempre più spesso con i coetanei, caricandosi di valenze ludiche: t-shirt, cosmetici, accessori, mentre per i capi più costosi la mamma resta il punto di riferimento. Per le bambine, anche le fashion dolls come Barbie e Bratz sono molto importanti, così come i brand names, il bagaglio di marchi che si acquisiscono fin da piccoli e i transtoys, biscotti o bagnoschiuma che richiamano personaggi dei cartoni televisivi: una tappa di avvicinamento alla moda e all’ abbigliamento”.