Bangladesh, chiuse 16 fabbriche: “sono a rischio”
10 Maggio 2013 - di Claudia Montanari
DACCA – Le autorità del Bangladesh hanno ordinato la chiusura di 16 fabbriche di abbigliamento considerate a rischio. La decisione è stata presa a seguito dei controlli effettuati dopo il tragico crollo della fabbrica Rana Plaza a Dacca, in Bangladesh.
Il cedimento della fabbrica di Dacca ha causato più di 900 morti, ma il numero aumenta ogni giorno di più. Come ha riferito un ministro del governo di Dacca ai giornalisti, gli stabilimenti colpiti dal provvedimento si trovano nella capitale e nella seconda città portuale, Chittagong.
Secondo i soccorritori ci sarebbero ancora diversi dispersi tra gli operai che erano al lavoro nelle cinque aziende di abbigliamento situate nel ‘Rana Plaza’, che producevano anche per alcuni brand molto famosi in Europa come il colosso del low cost Primark.
Dopo una riunione del gabinetto di governo dedicata alla sciagura del 24 aprile, il ministro del Tessile, Abdul Latif Siddiqui ha assicurato che “tutte le aziende che sono a rischio saranno chiuse immediatamente” e ha annunciato un team di esperti per verificare il rispetto delle leggi anti infortuni e di sicurezza sul lavoro.
La protezione civile ha inoltre compilato una lista di 234 fabbriche tessili “vulnerabili” per il rischio di incendi. Ai proprietari sarà chiesto di predisporre con urgenza delle misure di prevenzione. Sotto pressione da parte degli acquirenti stranieri e in particolare dell’Unione Europea (destinazione della maggior parte dell’export tessile) il governo di Dacca sta prendendo provvedimenti per garantire la sicurezza sul lavoro degli oltre tre milioni di addetti del settore tessile.
La traedia del Rana Plaza, inoltre, potrebbe causare enormi problemi all’economia del Bangladesh in quanto alcuni clienti stranieri hanno minacciasto di cancellare gli ordini. Il comparto costituisce però circa l’80% dell’export, ed è fondamentale per l’economia del Paese che, sebbene molto povero, negli ultimi anni stava attraversando una grande crescita.