“Certi diritti”: il manuale in soccorso alle coppie di fatto
7 Maggio 2012 - di Claudia Montanari
ROMA – Secondo gli ultimi dati Istat le “coppie di fatto” in italia sono circa 879.000. Un dato molto significativo considerando che diventano più di due milioni e mezzo se si considerano anche i figli. Un numero che aumenta a vista d’occhio nonostante il Parlamento non le consideri famiglie portatrici di diritti, tanto che i figli che ne fanno parte e che rappresentano una realtà consolidata non sono tutelati. O meglio, non sono spesso consapevoli delle leggi che, in realtà, sono già presenti.
In soccorso alle “coppie di fatto” arriva il libro “Certi diritti che le coppie conviventi non sanno di avere”, che esamina le normative italiane fornendo indicazioni indispensabili utili a queste coppie. Gli argomenti rispondono alle situazioni comuni che si trovano ad affrontare: dall’eredità alla casa, dalla tutela dei figli all’assistenza reciproca.
In Italia non è mai esistito un manuale che rispondesse in maniera organica a tutte le domande che si pongono le “coppie di fatto” per scelta o perché, come quelle dello stesso sesso, è loro negato il diritto al matrimonio.
Dunque, il manuale di “sopravvivenza” fornisce le risposte sufficienti almeno per “ritagliarsi” gli spazi fondamentali dei diritti di coppia. Vengono così illustrati i modi in cui tutelarsi per restare insieme nel caso la vita conduca uno dei due in ospedale o in carcere, per conservare la casa, ottenere risarcimenti o congedi, stipulare convenzioni e assicurazioni, garantire che i figli non subiscano danni e discriminazioni.
Bruno De Filippis, matrimonialista ed esperto di diritto familiare nonché uno degli autori del manuale “Certi diritti che le coppie conviventi non sanno di avere”, dice:
“In Italia il diritto di famiglia è fermo da decenni. Eppure fino agli Anni Settanta siamo stati un Paese all’avanguardia in questo campo. Poi ci siamo fermati, mentre il resto d’Europa è andato avanti con il cammino. Secondo me la prima discriminazione è la mancanza di riconoscimento della dignità, quasi che quella delle coppie di fatto fosse una scelta di serie B, una situazione di ripiego. Poi i problemi sono tantissimi. A partire dal figli: in Italia, per esempio, solo se ci si sposa di nuovo il nuove coniuge può riconoscere i figli del compagno con la formula dell’adozione particolare. È la figura del ‘terzo genitore’ esistente in Francia. In ospedale si creano situazioni delicatissime: ufficialmente il convivente non può assistere l’ammalato, quindi non gli resta che affidarsi al buon senso del personale. Nel libro, però, si spiega che ci si può ‘armare’ di una dichiarazione come amministratore di sostegno per ovviare a questo problema. Al momento della morte, poi, si vivono gli inconvenienti maggiori: se non si fa testamento, si rischia che parenti molto lontani sbattano il compagno o la compagna fuori di casa”.
De Filippis spiega che ci sono ancora molti punti di “arretratezza” su cui è doveroso intervenire. Uno di questi è indubbiamente la discriminazione tra i figli nati dentro e fuori dal matrimonio perchè, spiega
“Nessun Governo ha portato il progetto fino in fondo. Poi anche le coppie sposate in Italia sono legate a uno schema di matrimonio ‘prendere o lasciare’: all’estero invece si possono stipulare delle convenzioni matrimoniali: se il coniuge ex tossicodipendente, per fare un esempio, dovesse tornare a fare uso si droghe, si prevede un divorzio a determinate condizioni. La parità tra uomo e donna, poi, deve essere ancora raggiunta, per esempio nell’uso del cognome di entrambi, ma anche più in generale”.