Childfree, le coppie che: bimbi? No grazie. Fenomeno in crescita
8 Aprile 2015 - di Claudia Montanari
ROMA – Childfree, le coppie che: bimbi? No grazie. Fenomeno in crescita. La natura non c’entra. Nemmeno la biologia e, tantomeno, la crisi economica. Sono coppie senza figli, ma senza figli per scelta. Né madri, né padri, semplicemente coppie che ai bambini preferiscono altro. Si chiamano “Childfree” e fanno parte di un fenomeno che sta prendendo sempre più piede. Nei paesi anglofoni è nato un vero e proprio movimento con lo scopo di difendere la vita senza figli. Anche in Italia il fenomeno si sta diffondendo la scelta volontaria di non avere figli. Maria Novella De Luca su Repubblica analizza il fenomeno e ne dipinge un ritratto oggettivo e completo:
“Annarita, quarant’anni, childfree. Parte di un movimento che cresce, si diffonde, si rende visibile. Donne e uomini che tenacemente affermano il loro diritto a non riprodursi, e si affratellano in Rete, si uniscono in gruppi, si dichiarano, come in un “outing” collettivo. Perché, dicono, nell’universo bambino-centrico dell’Italia di oggi, «affermare di non essere genitore per scelta, è qualcosa che turba, che suscita pietà, addirittura disprezzo». Sono l’altra faccia della crescita zero. […] Emerso in sordina una decina di anni fa (le prime ricerche sono del 2005), quando negli Stati Uniti e nel Nord Europa i “no kids” erano già un esercito, il movimento Childfree italiano ha ormai migliaia di seguaci, tra gruppi aggressivi e altri moderati, tutti accomunati comunque nello slogan: «Noi i figli non li vogliamo». Viaggi, animali, lavoro. Nessun desiderio di riprodursi. Racconta Sara: «Partorire la vita non è soltanto partorire un figlio. Ci sono mille modi di essere madri. Invece vieni guardata con disprezzo. “Non sai che cosa ti perdi, poi te ne pentirai”. No, non me ne pentirò. Non più di altre donne che hanno fatto dei bambini e si sono sentite in trappola tutta la vita…»”
Gli esempi di donne rigorosamente Childfree sono centinaia, almeno tanti quanti il numero di “consigli gratuiti” da parte di donne che non comprendono la scelta. Chi ti assisterà da vecchia? Hai possibilità di fare figli e non li fai? Pensa a quelle poverette che non possono. Come fai a non avere l’istinto di maternità? Sei una donna vuota:
“Maria Letizia Tanturri è professore di Demografia all’università di Padova. Insieme a Letizia Mencarini, che insegna all’università di Torino, all’inizio degli anni Duemila pubblicò la prima ricerca sui Childfree italiani. Affermando, oggi come allora, che spesso dietro la dichiarazione “non ho voluto figli”, si nascondono decisioni meno nette, l’aver rinviato troppo a lungo, in un confine dove l’essere “Childfree”, libere da figli, e “Childless”, prive di figli, a volte si confondono. «Rispetto a quelle prime ricerche, il movimento Childfree è cresciuto ed è uscito dall’ombra. E nonostante ancora oggi una donna senza figli si troverà, prima o poi, a dover giustificare perché non è diventata madre, c’è stata una diminuzione della pressione sociale. Almeno in certi ambienti, il figlio non è più ritenuto necessario al benessere di un matrimonio, o alla realizzazione di una donna». Secondo Mencarini però (al di là dei gruppi Facebook, alcuni dei quali anche violentemente “no kids”) i numeri dei Childfree “duri e puri” sono ancora molto bassi. «Secondo i dati della ricerca europea Families and societies a cui sto lavorando, la quota di donne tra i 18 e i 40 anni che non desiderano avere figli è del 2%, contro l’8% delle donne austriache delle tedesche»”
Che piaccia o no, il fenomeno Childree è destinato a crescere:
“È il pensiero di Elena Rosci, psicoterapeuta dell’Istituto Minotauro di Milano e autrice del saggio “La maternità può attendere. Perché si può essere donna senza essere madre”. Un libro che cerca di entrare in quell’ombra che spinge oggi sempre più ragazze a rifiutare la maternità. Mentre altre, sul fronte opposto, una volta adulte, sono disposte a qualunque sacrificio pur di averne uno. «La maggioranza dei Childfree è composta da persone che non hanno una particolare avversione per i bambini, ma posticipano all’infinito il momento di averli. Fino a quando la natura non permette più la procreazione, e quella “non scelta” diventa un destino di vita. E loro l’accettano, senza pentimenti, proprio perché l’avere un figlio non era, forse, una delle priorità della vita». Pochi e poche sarebbero insomma coloro che senza dubbi decidono di rifiutare la maternità. Ma la prospettiva sembra comunque quella di un paese a demografia zero. «In un futuro prossimo, il 50% delle donne laureate del Nord Italia, potrebbero rinunciare del tutto alla maternità. Alcune — aggiunge Elena Rosci — perché vittime della tecnica del rinvio, dell’idea errata che poi con la fecondazione assistita potranno farcela. Altre invece, laureate e con brillanti percorsi di studio, è molto probabile che scelgano di realizzarsi attraverso la carriera, piuttosto che confinarsi in una vita familiare. Condizione che ancora oggi, in Italia, costringe le donne ad una amara scelta tra i figli e il lavoro»”