Christiane Amanpour, reporter di guerra, parla di moda: “ridicola”?
22 Luglio 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – Christiane Amanpour che parla di moda? Sembra un paradosso, eppure è accaduto. Christiane Amanpour, la giornalista con i fiocchi che di fiocchi però non parla mai, questa volta l’ha fatto.
Laureata in giornalismo presso l’Università del Rhode Island, c’è sempre stato poco spazio per il glamour nella carriera lavorativa. Alla fine degli anni ’80 seguì le rivoluzioni democratiche dell’Europa Orientale, passò poi alla copertura della Guerra del Golfo, nel 1990, e ancora la Guerra in Bosnia. Ha intervistato personaggi di rilievo come Ahmadinejad e Mubarak. Ora, parla anche di moda.
Scrive Viviana Mazza sil blog del Corriere della Sera “La 27esima ora“:
“[…] Alcuni sono rimasti di stucco questo weekend nel leggere la sua intervista al Financial Times, intitolata “Battle dress”, in cui parla di moda e di acconciature: discute dei colori dei suoi tailleur Tom Ford (“Non li indosserei sul campo, ovviamente, ma li porto quando sono in studio, e per intervistare i capi di stato”) , della preferenza per la sua giacca Beretta da caccia, che indossa spesso su una camicia bianca (“solitamente marca Theory, perché è pulita e semplice”) e con scarponi bassi di pelle Tod’s. E ancora degli orecchini Lalaounis, dell’orologio Bulgari (“Viaggio portando con me molti dei miei gioielli…. Non voglio privarmi di un po’ di lusso, e di comodità”) e dell’acconciatura: “Sono fortunata perché ho degli ottimi capelli per una zona di guerra. Sono capelli iraniani, mantengono la forma per diversi giorni”.
Ebbene sì, sembra che nella vita di una donna dedita ai problemi di attualità e di società, ci sia spazio anche per la moda. Non tutti però sono d’accordo con la scelta di Christiane di rivelare al mondo anche il proprio lato “fashion”.
Si legge sul blog del Corriere della Sera:
“Il presentatore James Menendez (Newshour, Bbc World Service) ha subito twittato: “Sono un grande fan di Christiane Amanpour, ma questo è ridicolo”. ”Cos’è che conta? Quello che indossi o le notizie che dai?”, ha osservato un altro lettore su Twitter”.
Al contrario, c’è invece chi è favorevole alla scelta di Christiane. Come la fashion editor del Financial Times, Vanessa Friedman, che scrive:
“Le donne hanno troppa paura di essere etichettate come superficiali se parlano di moda” e ancora “È la prima volta che io ricordi che una donna davvero potente è abbastanza sicura della propria intelligenza e posizione ed è sicura a sufficienza del rispetto che suscita, da essere pronta a parlare, a lungo, di vestiti”.