Cosa sta succedendo in Iran e perché sono iniziate le proteste
6 Ottobre 2022 - di Claudia Montanari
Cosa sta succedendo in Iran? Ormai da giorni migliaia di cittadini e giovani donne iraniane protestano contro il regime degli ayatollah, e in Iran ci sono stati diversi scontri. Cerchiamo di capire meglio e in modo semplificato cosa sta succedendo.
Sono in corso dal 16 settembre in Iran diverse proteste, attuate soprattutto da giovani donne iraniane. Tutto è iniziato dopo la morte, in circostanze ancora da chiarire, di Mahsa Amini, una ragazza curda di 22 anni deceduta 3 giorni dopo essere stata arrestata a Teheran perché indossava il velo in modo non corretto. Secondo i sospetti e secondo l’opinione pubblica e soprattutto delle donne, la ragazza potrebbe essere stata picchiata a morte dalla “polizia religiosa”.
Questo episodio ha scatenato la rivolta in Iran, dove ricordiamo che dal 1979 è al potere un regime autoritario di natura teocratica. Le proteste, ancora in corso, hanno visto l’adesione di migliaia di cittadini, che chiedono un alleggerimento delle leggi imposte dalla repubblica islamica e maggiore libertà soprattutto per le donne. Ad appoggiare le manifestazioni iraniane l’intera comunità internazionale.
Secondo fonti della diaspora iraniana, la repressione delle proteste attuata dal governo avrebbe causato finora centinaia di morti e migliaia di arresti.
La miccia scatenante delle proteste: l’arresto e la morte di Mahsa Amini
Mahsa Amini era una ragazza curda che, insieme alla sua famiglia, era in visita a Teheran. E’ stata fermata dalla “polizia della moralità”, che si occupa di vigilare sul rispetto delle regole rigide di abbigliamento imposto alle donne. Il motivo dell’arresto, secondo gli agenti, è che Mahsa Amini “non indossava l’hijab in modo corretto“. La ragazza è stata portata in una stazione di polizia locale, da cui non è mai uscita. Dopo essere stata prelevata da un’ambulanza, infatti, Mahsa è stata trasferita in un ospedale dove è morta dopo due giorni di coma.
Secondo le forze dell’ordine, la giovane si sarebbe sentita male in modo improvviso, ma la famiglia della ragazza non ha mai creduto a questa versione dei fatti. Alcuni giorni fa un gruppo di hacker ha condiviso con il sito Iran International i nomi degli autori del presunto pestaggio ai danni di Mahsa, che sarebbe morta a causa di una frattura al cranio.
Questa vicenda ha scosso l’opinione pubblica internazionale e cittadini e attivisti sono scesi in piazza per chiedere giustizia e verità sulla morte di Masha Amini.
Durante i funerali della giovane si sono verificate le prime tensioni, a causa degli interventi violenti della polizia contro i manifestanti. Cortei e manifestazioni di protesta sono progressivamente aumentati, espandendosi in molte città iraniane. Non solo: le proteste hanno visto l’appoggio della comunità internazionale, tutti chiedono a gran voce maggiore libertà per le donne e l’allentamento delle imposizioni del regime iraniano che negli ultimi anni è diventato sempre più restrittivo.
Il blocco di Internet da parte del regime degli ayatollah
La diffusione della notizia della morte di Masha in tutto il mondo è stata uno dei motivi per cui i cittadini iraniani e non solo stanno di fatto sfidando il regime degli ayatollah. Per questo motivo, il governo iraniano ha deciso di bloccare l’accesso a Internet e limitare i Social, oltre al blocco di accesso alle piattaforme di Meta come Facebook, Instagram e WhatsApp.
Le proteste
Le proteste non accennano a placarsi e non basterà il blocco di Internet per reprimerle. Dal giorno dell’inizio delle proteste, sarebbero più di 90 le persone morte a causa del tentativo di repressione. I numeri purtroppo non sono chiari, ma ad aggiornare il bilancio è la Ong Iran Human Rights (Ihr), che accusa gli agenti iraniani di aver “represso in modo sanguinario” la maggior parte dei cortei di protesta che si sono tenuti finora in varie città iraniane.