Crisi? Non a N.Y: crescita dei consumi di lusso
24 Maggio 2012 - di Claudia Montanari
NEW YORK – Questi anni saranno ricordati sempre soprattutto per la crisi economica che ha investito il mondo intero. O meglio, il mondo intero ma, a quanto pare, non i newyorkesi. Anzi, nella Grande Mela, anzi, i profitti dei negozi di lusso sono aumentati negli ultimi anni, almeno a quanto si legge sull’articolo “La crescita del consumismo durante la recessione” pubblicato sul “Giornale della Psicologia del Consumatore” da Joseph C. Nunes, professore di marketing all’University of Southern California.
Nunes ha analizzato i dati delle vendite dei marchi di lusso come Louis Vuitton e Gucci prima, durante e dopo la crisi finanziaria del 2008. “Lasciando da parte le conclusioni scontate e grossolane a cui era giunta la stampa, quello che ho potuto registrare personalmente è che invece di un ritorno alla frugalità, la tendenza a New York è stata completamente inversa: è aumentato il bisogno di ostentazione”, afferma Nunes.
“Possiamo dividere i ricchi newyorkesi in due categorie: i ‘patrizi’ e i ‘parvenu'” – ha continuato il professor Nunes – “Con ‘patrizi’ intendo i ricchi da almeno tre generazioni, e con ‘parvenus’ i nuovi ricchi. I ‘parvenu’ sentono la neccessità di affermare aggressivamente il proprio status sociale, attraverso l’ostentazione di prodotti di marca e di tutto ciò che contiene un logo famoso o un simbolo lussuoso.”
Le grandi firme di moda hanno capito di dover puntare a questo tipo di consumatori, rispondendo ai loro desideri: sono aumentate le dimensioni dei loghi sui prodotti, e con loro anche i prezzi, ma questo non ha avuto alcuna ripercussione sulle vendite, che sono anzi aumentate.