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Vacanze: addio ristoranti, l’italiano fa il pic-nic

ROMA – La notizia ricorda un po’ le scene al mare degli anni ’60, in cui le famiglie portavano, oltre a ombrellone e secchielli, anche l’intero menù per il pranzo dentro capienti borse-frigo. Erano gli anni del boom economico e, paradossalmente, le scene si ripetono ora in questi anni di crisi: addio a ristoranti, pizzerie e panini comprati al bar. L’italiano in vacanza oggi stringe i cordoni della borsa e preferisce fare un pic nic con il cibo portato da casa.

Lo rileva la Coldiretti sulla base di un’indagine Swg nella quale osserva che un italiano su tre (il 32%, ovvero quasi il doppio rispetto allo scorso anno) quando va in vacanza si prepara il cibo per conto suo, superando per la prima volta in 5 anni il numero di quelli che mangiano al ristorante.

Il numero di quelli che si recano nel ristorante dell’albergo o della pensione in cui pernottano e’ sceso quest’anno al 28%. In calo è anche il numero di coloro che si recano in trattoria o pizzeria (19%) o nei bar e fast food (8%), mentre aumentano rispetto allo scorso anno quanti approfittano di parenti e amici (5%), a dimostrazione, spiega Coldiretti, dell’importanza della solidarietà familiare nel momento della crisi.

L’acquisto degli ingredienti per la preparazione dei pasti sempre più spesso avviene nei mercatini che si moltiplicano nelle località di vacanza come la rete di vendita degli agricoltori di campagna amica dove è possibile acquistare senza intermediazioni prodotti freschi di largo consumo ma anche specialità tipiche del territorio particolarmente richieste in vacanza. Per quanti non vogliono rinunciare al ristorante il rischio ‘tarocco’ è però in agguato con i menù acchiappaturisti che si moltiplicano lungo tutta la penisola.

La Coldiretti precisa dunque che è bene tenersi alla larga dai ristoranti che offrono ricette “inusuali” come la cotoletta alla milanese preparata con carne di pollo o maiale, fritta nell’olio di semi al posto della carne di vitello fritta nel burro e fuggire rapidamente di fronte ad una locanda romana che offre spaghetti alla carbonara con prosciutto cotto al posto del guanciale e formaggio grattugiato al posto del pecorino romano.

Tra i piatti più traditi nella costiera amalfitana ci sono, continua Coldiretti, la tipica caprese servita con formaggio industriale al posto della mozzarella di bufala o del fiordilatte mentre in quella ligure non mancano i casi di pasta al pesto proposta con mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli e con il formaggio comune che sostituisce il parmigiano reggiano e il pecorino romano. Ma tra i falsi culinari più spacciati lungo tutta la penisola durante l’estate figurano anche, conclude la Coldiretti, il tiramisù con la panna al posto del mascarpone e gli spaghetti alla bolognese, una invenzione per stranieri completamente sconosciuta nella citta’ emiliana.

Claudia Montanari

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