Da Hina a Novi, gli omicidi delle donne che “volevano vestire all’occidentale”
7 Novembre 2012 - di Mari
ROMA – A Umbertide, in provincia di Perugia, un uomo marocchino di 44 anni ha ucciso i figli di 8 e 12 anni per punire la moglie che non voleva indossare il velo, previsto per tutte le donne musulmane. Non si tratta del primo caso del genere.
Da Hina a Sanaa sono molte le giovani donne straniere uccise in Italia perché volevano seguire stili di vita occidentali.
Lo scorso 29 settembre a Brescia una donna pachistana è stata segregata in casa, picchiata e violentata dal cugino per aver rifiutato un matrimonio combinato.
In maggio è toccata ad una donna indiana, incinta di 3 mesi e con un figlio di 5 anni. La donna è stata uccisa dal marito perché accusata da lui di vestire all’occidentale, e di non indossare il sari indiano.
Sempre a Brescia nell’aprile del 2011 una ragazza pachistana è stata segregata in casa dai genitori che l’avevano promessa ad un cugino in Pakistan e non volevano si compromettesse.
Nell’ottobre del 2010 a Novi, in provincia di Modena, una donna pachistana è stata massacrata con una pietra dal marito connazionale per aver difeso la figlia che aveva rifiutato un matrimonio combinato.
I due casi più tristemente noti risalgono invece al 2009 e al 2006. Tre anni fa, in settembre, Sanaa Dafani, diciottenne di origine marocchina, venne sgozzata dal padre a Montereale Valcellina (Pordenone). La colpa di Sanaa? Voler vivere all’occidentale e avere un fidanzato italiano.
Nell’agosto del 2006 Hina Saleem, ventenne pakistana, era stata ammazzata sempre dal padre a Sarezzo (Brescia) per lo stesso motivo, o forse per lo stesso “non motivo”: voleva vivere all’occidentale, cioè come tutte le altre persone del Paese in cui viveva.