Divieto di portare bimbi in Aula, la protesta delle mamme onorevoli
9 Luglio 2014 - di Claudia Montanari
ROMA – Asili o ludoteche. Uno spazio, dunque, in cui lasciare i figli mentre loro sono impegnate in Parlamento. Alcune parlamentari italiane chiedono a gran voce di cancellare il divieto di portare bambini all’interno del Parlamento e poter così portare i bimbi alla Camera o al Senato durante dibattiti o votazioni.
Al parlamento europeo e in alcuni paesi del Nord Europa le onorevoli mamme possono portare i figli con loro in Aula, poterli allattare ed accudire. A Parigi c’è un nido all’Eliseo e all’Assemblée National, e in Canada e in Svezia è garantita l’assistenza come in tutte le grandi aziende, e viene favorito l’allattamento al seno. Per questo alcune parlamentari italiane vorrebbero poter fare la stessa cosa nel Parlamento italiano. In più, le mamme vorrebbero uno spazio attrezzato in cui poter lasciare i figli all’interno del Parlamento.
Come si legge su Repubblica, Valeria Valente, presidente del Comitato Pari Opportunità della Camera, ha spiegato:
«Abbiamo esteso il concetto di “missione” alle deputate in maternità per consentire loro di non risultare assenti durante i cinque mesi che la legge italiana prevede per tutte le lavoratrici. Diversi sono i problemi delle dipendenti della Camera, 675 su 1442, di cui il nostro comitato si occupa: a loro serve un asilo o almeno una ludoteca in grado di accogliere i figli almeno durante le vacanze, un progetto più ambizioso. Ma nulla vieta che le deputate possano usufruire dei servizi per le dipendenti, o viceversa. Presenteremo un progetto nel nostro piano di azione triennale, tra pochi giorni».
Marina Sereni, vicepresidente della Camera, spiega:
«Non investiremo risorse permanenti della Camera in servizi per le deputate-madri ma ci impegneremo per individuare spazi da attrezzare dove i bambini possano essere accuditi da una persona di fiducia della parlamentare (marito, nonna, babysitter, ndr .) che potrà incontrarli nelle pause dei lavori. Pensiamo soprattutto a chi non vive a Roma, e dunque deve dividersi tra famiglia e impegni parlamentari».
In foto: Licia Ronzulli, eurodeputata. Il 22 settembre 2010 si era presentata a votare in Seduta Plenaria tenendo in braccio la figlia di appena 44 giorni (LaPresse)