“Donna over 50? Il sesso non conta”: sentenza choc del Tribunale di Lisbona
5 Novembre 2014 - di Claudia Montanari
MADRID – Una sentenza choc che fa discutere il popolo portoghese e non solo: “Dopo i 50 anni il sesso per le donne conta poco o nulla”. Per questo motivo, è stato ridotto il risarcimento danni ad una donna che a causa di un errore medico ha subito danni che non le permettono una normale attività sessuale da 20 anni, tagliandolo da 172 mila euro a 111 mila.
Una sentenza del Tribunale di Lisbona che, come si legge su Il Secolo XIX, sta facendo discutere molto, scatenando forti polemiche. Secondo i giudici di una delle massime istanze, il Tribunale supremo amministrativo (Sta) di Lisbona, la donna
«alla data dell’operazione aveva già 50 anni e due figli, vale a dire un’età nella quale la sessualità non ha l’importanza che assume in età più giovane».
Sentenza che ha fatto insorgere molte donne del Paese.
LA VICENDA:
Era il 1995 quando Maria, ex donna delle pulizie, su consiglio del proprio medico si sottopose ad un intervento chirurgico per rimuovere le ghiandole che secernono i fluidi della lubrificazione vaginale. Sarebbe dovuta essere un’operazione di routine, ma qualcosa andò storto. Da allora Maria soffre di incontinenza e non può avere rapporti sessuali senza provare un forte dolore.
Dopo una lunga battaglia legale, Maria ottiene un risarcimento di 172.000 euro. Tuttavia la clinica fa appello e nei giorni scorsi arriva la sentenza della Corte suprema amministrativa che riduce il compenso a 111 mila euro.
La sentenza ha scosso molto l’opinione pubblica. Durissime proteste dell’Associazione delle Donne Giuriste del Portogallo, secondo la quali la sentenza «va contro i diritti fondamentali sessuali e riproduttivi» delle donne, i «diritti fondamentali personali, protetti e tutelati dalla Costituzione e il Diritto Internazionale dei Diritti Umani».
L’Associazione esige la revisione della sentenza, anche perché giudicata, verosimilmente a ragione, incostituzionale.
Le giuriste ricordano poi che l’età «potenzia il pieno godimento della sessualità» e criticano i magistrati dell’alta corte per «aver attentato contro i diritti costituzionali», fra i quali spicca quello «di una vita sessuale attiva».