Donne CEO in Italia solo il 3%: ancora troppo lontani dalla parità di genere
24 Gennaio 2022 - di Claudia Montanari
La percentuale di donne Ceo (chief executive officer ossia amministratore delegato) in Italia è scesa nel 2021 al 3% (lo scorso anno erano il 4%). Il che posiziona il nostro Paese in fondo alla classifica assieme a Germania (3%) e Svizzera (2%). E dietro a Spagna (4%) e Portogallo (6%), contro il 26% della Norvegia, il 18% della Repubblica Ceca e 14% della Polonia.
E’ quanto emerge da uno studio europeo presentato da Ewob, l’associazione European Women on Boards, di cui l’italiana Valore D è membro. Associazione che ogni anno analizza la rappresentanza di genere nei consigli di amministrazione e nei vertici aziendali delle più grandi realtà europee.
L’Italia ha la più alta percentuale di donne nei Comitati dei Cda/Consigli di Sorveglianza (47%) anche a seguito di un impianto legislativo favorevole, rivela anche lo studio, ma è scesa in terza posizione per numero di donne a capo dei Cda (15%).
Alcuni numeri
Al di fuori dei consigli di amministrazione la leadership femminile è ancora lontana dall’essere bilanciata. La percentuale di donne nei livelli esecutivi, infatti, è solo del 17%, contro il 32% della Norvegia e il 24% della Gran Bretagna. Il tutto in un’Europa che ha in tre donne le sue figure apicali: von der Leyen (Commissione), Roberta Metsola (Parlamento) e Christine Lagarde (Banca centrale). In Italia tra le nuove nominate a gennario 2022 Cristina Scocchia ceo di Illy cafè e Alessandra Carra del gruppo Feltrinelli.
Per quanto riguarda, infine, il cosiddetto indice di Gender Diversity, questo misura 0.62, leggermente superiore alla media europea. Ma l’Italia cresce di poco rispetto al 2020 e mantiene invariata la sesta posizione posizionandosi nella parte alta della classifica davanti a Danimarca (0.61), Belgio e Olanda (entrambi con 0.58).
Donne CEO, ancora troppo poche in Italia
Lo studio ha analizzato nel 2021, 668 società quotate di 19 paesi europei. Paola Mascaro, presidente di Valore D, associazione di aziende che oggi conta oltre 2 milioni di dipendenti e oltre 500 miliardi di euro di fatturato e partner dello studio, spiega: “Anche se posizionati nella parte alta della classifica per Gdi, in Italia c’è ancora un tema di rappresentanza femminile. Il dato del 3% di donne ai vertici delle aziende è preoccupante e dimostra che siamo molto lontani dalla parità. E che c’è ancora tanto lavoro da fare per cambiare la cultura aziendale. Lo studio di Ewob parla chiaro: le aziende guidate da una Ceo hanno il doppio delle donne in posizione apicale rispetto alla media delle altre aziende. E’ quindi necessario accelerare, promuovere lo sviluppo della leadership inclusiva e creare una pipeline di talenti femminili”.
L’importanza del GDI
La percentuale di donne nei Cda è ferma al 35% e solo il 7% delle aziende in Europa è guidata da Ceo donna. E’ quanto emerge, dimostrando anche quest’anno quanto sia lontano lo sfondamento del soffitto di cristallo, dal Gender Diversity Index 2021 (Gdi). Si tratta dello studio europeo presentato da Ewob, l’associazione European Women on Boards di cui l’italiana Valore D è membro, che ogni anno analizza la rappresentanza di genere nei consigli di amministrazione e nei vertici aziendali delle più grandi realtà europee.
Presentato per il terzo anno consecutivo, il Gdi è il report più completo ad analizzare la rappresentanza femminile nei diversi livelli (nei Cda, a livello apicale e nei comitati), proponendo una fotografia completa della leadership femminile.
Nel 2021 lo studio ha analizzato 668 società quotate di 19 paesi europei registrando che, alla velocità del cambiamento attuale, l’obiettivo del 40% di donne nei Cda entro il 2025 non sarà raggiunto. Se nel 2019 il Gdi era di 0,53, due anni dopo si assesta a 0,59, ben lontano dall’ 1,0 che rappresenta il 50% di donne nelle posizioni apicali.
Nel 2021 solo il 35% dei membri dei Cda erano donne, un aumento di un solo punto percentuale rispetto all’anno precedente. A livello apicale, l’assenza delle donne è ancora maggiore. Con gli uomini che occupano l’81% delle posizioni. E su 668 aziende analizzate, solo il 7% (ovvero 50) è guidata da un amministratore delegato donna, un miglioramento insignificante rispetto alle 42 Ceo donna del 2020.
“Poiché le donne rappresentano la maggioranza degli studenti universitari, è stupefacente vedere che solo il 7% delle aziende in Europa sono guidate da una donna. Questo deve cambiare perché non possiamo permetterci di non impiegare una parte così importante dei nostri talenti”, osserva Hedwige Nuyens, presidente di European Women on Boards.
Il rapporto Gdi rivela inoltre che le aziende guidate da un Ceo donna hanno il doppio delle donne in posizione apicale (38%) rispetto alla media delle aziende (19%), mentre nelle aziende guidate da un uomo le donne vengono selezionate solo per un 30% delle posizioni vacanti.
La situazione nei diversi Paesi
Per quanto riguarda la situazione nei diversi Paesi, Norvegia, Francia e Regno Unito sono i più vicini alla parità di genere con un Gdi di circa 0,7, seguiti da Finlandia e Svezia. Tra i paesi che hanno almeno 10 aziende presenti nell’analisi, la Grecia si posiziona al livello più basso, seguita da Polonia e Svizzera.
I 3 paesi al top della classifica Gdi sono: Norvegia: 0.72; Francia: 0.71; Regno Unito: 0.67. I 3 paesi in fondo alla classifica sono Svizzera: 0,43; Polonia: 0,41; Grecia: 0,24.
“Sorprendentemente, il progresso è lento anche in alcuni paesi noti per essere generalmente “gender equal” come i paesi nordici. Anche in questi paesi il potere economico è concentrato in una cerchia ristretta che spesso esclude le donne”, commenta Hedwige Nuyens.