Donne in ingegneria e tecnologia: il gender gap mette l’Italia tra i paesi peggiori
13 Febbraio 2023 - di Claudia Montanari
Donne in ingegneria e tecnologia: i dati italiani migliorano ma i profili restano pochi, serve rivoluzione culturale dalla scuola. Secondo il “Gender Gap Report 2022” del World Economic Forum, su 146 Stati mappati, l’Italia ha mantenuto il 63° posto, come lo scorso anno, per l’indice composito di “Gender Gap”. Questo dato tiene in considerazione le differenze di genere in 4 diversi ambiti: partecipazione economica e opportunità; livello di istruzione; salute e sopravvivenza; empowerment politico.
Dunque, il posizionamento in classifica è rimasto lo stesso rispetto allo scorso anno, e l’Italia resta al di sotto della media europea di circa 6 punti percentuali, piazzandosi tra i tre paesi peggiori dell’area di riferimento per quanto riguarda l’indice della partecipazione economica e opportunità.
Donne e tecnologia, ancora poca affluenza nell’ambito STEM
In ambito STEM (acronimo dall’inglese science, technology, engineering and mathematics ), le donne continuano a essere sottorappresentate, in particolare nei campi dell’ingegneria (6.6% donne VS 24.6% uomini) e ITC (Tecnologie riguardanti i sistemi integrati di telecomunicazione ) (1.7% donne VS 8.2% uomini). Dati negativi anche per quanto riguarda la copertura di posizioni apicali: solo il 15% di CEO sono donne.
L’Europa fatica ad attrarre le ragazze nell’istruzione STEM e, di conseguenza, le donne nei lavori STEM. Nonostante le donne superino gli uomini come studenti e laureati a livello di laurea e master, solo il 33% dei laureati in materie STEM in Europa è di sesso femminile e, peggio ancora, si stima che entro il 2027 le donne rappresenteranno solo il 21% dei posti di lavoro nel settore tecnologico (fonte McKinsey & Company. Women in tech: The best bet to solve Europe’s talent shortage. Jan 2023).
Non si tratta solo di un numero inferiore di donne che entrano in un settore altrimenti stabile, ma si prevede anche che il deficit di talenti tecnologici in Europa raggiungerà quasi i 4 milioni, sempre entro il 2027.
L’impegno delle aziende per rivolgersi ai gruppi sottorappresentati
È chiaro che, le aziende che si affidano alle competenze STEM, dovrebbero investire di più per rivolgersi ai gruppi sottorappresentati che sono scoraggiati dal perseguire una carriera nel settore. Mettere la diversità al centro della crescita tecnologica, sostiene Mariagrazia Perego, 3M Diversity & Inclusion Advocate.
“La tecnologia si sta innovando a un ritmo disarmante, con nuove soluzioni in campi come il cloud computing, l’intelligenza artificiale generativa e l’informatica, che stanno completamente ridisegnando le modalità di interazione tra aziende e consumatori. Si potrebbe pensare che, in questi momenti molto dinamici, la creazione di competenze diversificate sia fondamentale per ottenere il massimo valore dalla tecnologia. Al contrario, la ricerca mostra che la percentuale di donne che lavorano in questi settori ad alta crescita è, addirittura, inferiore alla media di tutti i ruoli STEM”.
“Un’indagine del nostro 3M State of Science Index ha rilevato che il 78% degli intervistati in Italia ritiene che i gruppi sottorappresentati (donne, minoranze etniche/razziali, LGTBQ+, persone a basso reddito o che vivono in aree rurali) siano una fonte di potenziale inutilizzato nella forza lavoro STEM. Quando si affrontano tecnologie nuove e complesse, è essenziale assicurarsi i talenti più qualificati e creativi e questo significa, senza dubbio, che le minoranze sottorappresentate, come le donne, le persone LGBTQ+ e quelle appartenenti a gruppi etnici diversi, dovrebbero essere coinvolte e incentivate a dare il loro contributo”.
Promuovere le STEM come carriera, dall’asilo nido alla fiera del lavoro
Per comprendere l’attuale deficit di donne nelle carriere STEM, dobbiamo analizzare le ragioni per cui le donne e le ragazze rinunciano a entrare nel settore. In definitiva, osserva Perego, la dissonanza inizia nei contesti educativi, dove le ragazze non sono incoraggiate a seguire le materie scientifiche, né sono circondate da modelli di ruolo femminili. Se l’attività STEM viene scoraggiata a livello scolastico, è chiaro che non verrà considerata un’opzione di carriera valida.
Numeri in aumento ma non a sufficienza
In occasione della “Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza”, l’11 febbraio, si colgono, pur in un contesto decisamente ancora negativo, dei segnali positivi.
Il numero di Curriculum femminili che sono arrivati nel corso del 2022 è triplicato rispetto all’anno precedente, passando dal 10% al 30% del totale. Anche facendo riferimento ai ruoli più tecnici, siamo passati dal 2% al 15%. Sono dati incoraggianti, quelli segnalati dal gruppo italiano Fortitude.
“Il gender gap rimane un problema importante, in particolare per il nostro settore e ormai da qualche anno ci stiamo impegnando tanto, anche grazie alla collaborazione con l’organizzazione no profit SheTech, che si impegna a colmare il gender gap nel settore delle STEM, per portare un vero cambiamento”, dichiara Leo Pillon, CEO del Gruppo Fortitude.
I numeri aumentati, ma profili ingegneristici rimangono pochi
“Proprio per tutto questo, non posso che essere felice dei miglioramenti a cui stiamo assistendo. Tuttavia, per capire effettivamente a che punto siamo, dobbiamo tener conto di tanti aspetti. Penso ad esempio alle tante posizioni aperte in ambito marketing ed HR che hanno contribuito a migliorare i dati. Anche dal punto di vista tecnico, la maggior parte delle nuove assunzioni riguarda profili specializzati in grafica e design e non solo in informatica, come User Experience Designer e Interaction Designer. I profili femminili più “ingegneristici”, come back-end developer o software Engineer, rimangono davvero pochi.”.
“Insomma, – continua Pillon – questi numeri devono farci guardare al futuro con fiducia, ma senza dimenticare che la strada da percorrere è ancora lunga. Probabilmente è arrivato il momento di un intervento deciso da parte delle Istituzioni, perché la rivoluzione culturale di cui c’è bisogno non può e non deve essere esclusivamente un obiettivo delle singole aziende e delle associazioni. Le nuove generazioni di professionisti devono crescere con la consapevolezza che, che certe posizioni possono e devono essere ricoperte anche da figure femminili, senza nessun tipo di pregiudizio”.
Chiara Brugera, managing director di SheTech aggiunge “lavoriamo attraverso due modalità fondamentali per colmare il divario di genere nel settore digitale e tech: l’empowerment, attraverso incontri ispirazionali con role model, e la formazione, tramite i bootcamp di coding che permettono a sempre più persone di avvicinarsi al mondo della tecnologia in modo pratico e concreto”,