La ricercatrice Alessandra Rampazzo dell'Università di Padova, responsabile scientifica del progetto che, nei test sulle cellelue, è riuscito a bloccare il meccanismo molecolare della Cardiomiopatia Artimgena del Ventricolo Destro (Arvd,nel laboratorio di Genetica Umana Molecolare a Padova, 5 dicembre 2020. una malattia genetica del cuore, principale causa di morte improvvisa nello sport. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
Non solo presenza però. L’Italia, infatti, nel settore della ricerca è avanti rispetto al resto d’Europa anche in termini di retribuzione. Il pay gender gap, seppure presente – siamo intorno a una differenza fra salario maschile e femminile del 7% circa, il settore della ricerca rispecchia comunque l’andamento dell’intera economia – è la metà rispetto alla media europea (oltre il 15%). E ancora una volta inferiore a quello della Danimarca (di poco sotto al 20%).
Ma come è messo il nostro Paese in termini di parità di genere quando si parla di discipline STEM (Scientifiche, Tecnologiche, Ingegneristiche, Matematiche)?
L’Italia procede verso l’uguaglianza nel campo della ricerca anche in questo segmento che vede aumentare con costanza le donne che firmano per la prima volta una pubblicazione. Un percorso che coinvolge, seppure con ritmi di crescita diversi, anche l’intera Europa. Infatti, se in media in Ue fino al 2003 la percentuale di ricercatrici su scienza, tecnologia, matematica e ingegneria che avviavano la propria carriera restava poco sopra il 20% (negli stessi anni l’Italia era già ben oltre il 30%), oggi anche a livello europeo questa percentuale è quasi raddoppiata, arrivando al 40%, mentre il nostro paese è di poco sotto al 50%.
Per quel che concerne invece esclusivamente la ricerca in ingegneria, poi, l’Italia è ben sopra la media europea. Tra il 2014 e il 2018 erano donne il 25,5% dei ricercatori in quel settore, a fronte di una media Ue negli stessi anni del 20,7.
Per quanto riguarda la distribuzione dei ruoli, sempre nel settore delle discipline STEM, in Italia la rappresentanza femminile supera addirittura quella degli uomini fra i candidati ai dottorati (52%). Mentre nel terziario avanzato, fra gli impiegati e i tecnici, le donne che svolgono queste professioni in Italia sono quasi il 60%, contro una media Ue di poco al di sopra del 50%. Siamo invece sotto la media quando ad essere censite sono le posizioni apicali degli istituti di ricerca. Dove le donne hanno poco più del 20% di rappresentanza (il resto d’Europa è comunque sopra di pochissimi punti), o i ruoli di scienziate e ingegnere dove la presenza femminile è di poco sopra al 30%, con una media Ue oltre il 40%.
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