Emmanuelle, la poliziotta dell’intelligence francese complice di Coulibaly
11 Marzo 2015 - di Claudia Montanari
ROMA – Emmanuelle, la poliziotta dell’intelligence francese complice di Coulibaly che imbarazza la Francia. Tra i 4 arrestati degli scorsi giorni dalla polizia francese ci sarebbe anche lei, Emmanuelle. La notizia fa notizia Oltralpe perché la donna, 34 anni, è poliziotta, opera nella sede dell’intelligence francese a Fort ede Rosny-sous-Bois e sembra avere una onorata carriera alle spalle. Ma come scrive Anais Ginori, corrispondente da Parigi per Repubblica, Emmanuelle sembrerebbe entrarci qualcosa con i presunti complici di Amédy Coulibaly, l’attentatore del supermercato kosher. Scrive la Ginori:
“La scoperta della sua storia d’amore con Amar Ramdani, uno dei presunti complici di Coulibaly, è avvenuta quasi per caso, subito dopo gli attentati che hanno provocato 17 vittime. Pedinando Ramdani, i poliziotti si sono accorti con stupore che l’uomo — oggetto di un mandato internazionale per traffico d’armi e stupefacenti — entrava e usciva senza problemi dal centro operativo di Rosny-sous-Bois, sede dell’intelligence francese, il “Forte” come dicono tra di loro gli spioni, in cui Emmanuelle era di stanza. Ramdani, 34 anni, non è un sospettato qualsiasi nell’inchiesta. Sarebbe stato lui a portare Coulibaly il 9 gennaio davanti al supermercato kosher di Porte de Vincennes. I due uomini sono stati insieme anche nei giorni precedenti: il cellulare di Ramdani è stato localizzato insieme a quello di Coulibaly in luoghi diversi il 6, 7 e 8 gennaio, a cavallo dell’attacco di Charlie Hebdo.Ramdani è stato arrestato il 23 gennaio scorso. Emmanuelle lo avrebbe incontrato nel 2013, a casa di amici comuni. Lui usciva di prigione dopo essere stato condannato per la rapina di una gioielleria: durante la detenzione aveva conosciuto Coulibaly. Lei era da poco approdata nella sede operativa del “Forte”, dopo una lunga carriera passata nelle banlieue più dure, e un divorzio finito malissimo, senza figli. Un “colpo di fulmine” secondo la definizione di Emmanuelle a una giornalista che l’ha intervistata un mese fa. Una passione che ha sconvolto la vita dell’agente. Nel corso delle indagini di queste settimane, i magistrati hanno scoperto che all’uscita dal lavoro, Emmanuelle toglieva regolarmente il kepì per indossare il velo e si sarebbe convertita all’Islam da due anni”.
Tuttavia, come si legge su Repubblica, il ruolo -se questo esiste- di Emmanuelle in tutta la delicata questione non è ancora chiaro. L’Avvocato ha spiegato più volte che si tratta di un malinteso e che Emmanuelle non c’entra nulla con gli attentati. Tuttavia, spiega la Ginori:
“Secondo gli investigatori, la gendarme ha tentato invano di intercettare informazioni su Coulibaly e sua moglie nel database dei servizi segreti. Non solo. Emmanuelle, che appartiene anche alla polizia giudiziaria, avrebbe cercato di consultare il fascicolo dell’inchiesta dopo che il suo compagno è stato arrestato. Ha usato lo statuto di gendarme per incontrarlo in prigione e ha persino nascosto delle lettere nella biancheria mandata in carcere. In uno dei messaggi mandati al suo compagno, la donna parla di un viaggio a Charleroi, in Belgio, dove Coulibaly ha venduto una macchina e comprato le armi prima degli attacchi di gennaio. La love story non fa altro che rilanciare le accuse sulle troppe distrazioni dell’intelligence francese. Ufficialmente nessuno al “Forte” si era accorto della relazione tra una gendarme e un pregiudicato, schedato come “militante islamista” dall’antiterrorismo. E’ stato il Canard Enchainé a rivelare la notizia a inizio febbraio, quando la donna era ancora operativa nella sede dei servizi segreti. La gendarme è stata sospesa dal corpo militare il 12 febbraio. Un’inchiesta amministrativa interna è in corso e la sottufficiale potrebbe essere radiata dalla gendarmeria”