Valeria Ottonelli: “Femminismo di oggi? Moralista. Va fermato”
16 Marzo 2012 - di Claudia Montanari
ROMA- Negli ultimi tempi si sta facendo sempre più forte l’idea secondo cui, la tipica donna “Olgettina”, quella che, come si legge su “il Giornale” è la ragazza che ha “frequentato liberamente libere feste, ovviamente con «borse firmate grandi come valigie» o «occhiali giganti che costano quanto un appartamento in affitto»” non siano delle vere donne, ma siano delle “donne artefatte” assolutamente da distruggere.
Eppure, c’è chi giurerebbe che il tipo di femminismo che sta dilagando in questo momento storico, non sia affatto buono. Una sostenitrice in prima linea di questo pensiero è Valeria Ottonelli, filosofa, insegnante di Filosofia Politica ed Etica Pubblica presso l’Università di Genova, che nel suo libro “La libertà delle donne. Contro il femminismo moralista” spiega la sua tesi.
Un estratto del libro può chiarire, in breve, il suo pensiero: “Da un po’ di tempo a questa parte (…) vedo succedere qualcosa che va in direzione esattamente opposta, sebbene venga presentato come una battaglia fatta per le donne, dalle donne, e sotto il nome di femminismo. È stato già additato e denunciato da altri; l’etichetta che può essergli più facilmente attribuita è quella di femminismo moralista. Si tratta di un fenomeno culturale in crescita, soprattutto nel nostro paese. Esso merita di essere analizzato e compreso ma, soprattutto, denunciato e arginato il più possibile”.
Secondo l’autrice, dunque, sembra proprio che questo nuovo femminismo, non porti a nulla di buono. Ottonelli è convinta nel sostenere che il dire “non sono vere donne” sia qualcosa che è “più di un “razzismo” intellettuale, è un razzismo ontologico, per cui queste singole donne degenerate non incarnano la corretta «idea» di donna” come scrive “il Giornale”.
In sostanza, secondo Ottonelli, questo tipo di femminismo diventa moralista in quanto ha la pretesa di dire ciò che è giusto, ciò che è vero, ciò che bisogna fare per essere delle donne liberate, emancipate, che decidono da sé. Se non si rispettano questi canoni, si è subalterne, offensive rispetto alle proprie simili, soggette a un giudizio inappellabile.
Nel libro è presente tutta una disamina di quello che è stato in questi mesi il discorso sul corpo delle donne, a partire dal documentario e dal libro di Lorella Zanardo. Un discorso che ribadisce il punto di vista di un femminismo censorio, che confonde la libertà con l’imposizione di un modello che si presume essere il migliore, perfetto, l’unico in grado di garantire di far parte di quella parte giusta e sana della società.
Le sue opinioni sono, ovviamente, più o meno condivisibili, è anche vero che presentano un punto di vista inusuale che – in ogni caso – è interessante conoscere.