Passata la festa, ricordiamo la violenza sulle donne
9 Marzo 2012 - di marina_cavallo
Sono appena stati resi noti alcuni dati agghiaccianti sui maltrattamenti subiti dalle donne nel nostro Paese durante il 2010 e il dato che ha dell’incredibile è quello che in Italia nel 2010 sono state uccise 127 donne.
In ambito internazionale i dati sono forse anche più devastanti. Come è emerso dalla “2nd World Conference of Women’s Shelters”, tenutasi a Washington dal 27 febbraio al 1° marzo, 1 donna su 3 nel mondo è stata vittima di violenza domestica e per questo motivo 1 donna muore ogni 3 giorni. Tra le associazioni coinvolte c’è stata anche la Avon Foundation (da anni impegnata a raccogliere fondi per aiutare le donne maltrattate), presente con la sua nuova testimonial, l’attrice Reese Witherspoon, che ha parlato della violenza domestica e spiegato come si può dare il proprio piccolo contributo all’Avon Foundation in un video.
Anche in Italia ci sono diverse associazioni che operano in questo settore, ma purtroppo i centri antiviolenza come quelli della D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza – non sono ancora presenti in ogni regione. Nel 2010 presso le sue sedi si sono presentate quasi 14.000 donne vittime di violenze domestiche e di queste ben il 71% erano italiane. Il problema è anche della mentalità maschilista che c’è ancora in Italia per cui l’uomo che abusa del suo potere non si mette neanche in discussione e anzi spesso incolpa la donna delle percosse che le sta infliggendo. Quello che manca nel nostro paese è un’educazione al rispetto della donna e di se stessi, che deve essere trasmessa in famiglia, a scuola e attraverso i media.
Anche i dati raccolti dalla Cooperativa Sociale Cerchi d’Acqua, ovvero un centro antiviolenza nato nel 2000 dall’Associazione Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano, sono a dir poco scioccanti: di tutti i maltrattamenti di cui sono venuti a conoscenza i casi denunciati sono stati solo il 26%, ancor meno, il 6%, se si tratta di maltrattamenti sessuali, a causa della vergogna delle vittime. Anche se negli ultimi decenni il fenomeno dell’omertà è molto diminuito, è rimasta ancora troppa paura, anche perché la donna vuole tenere unita la propria famiglia, costi quel che costi.
Un dato interessante che emerge e sfata tanti luoghi comuni propagandati spesso anche dalle forze politiche (la paura dello “straniero” o il parallelo tra violenza e povertà o bassa istruzione) è quello che riguarda il lavoro di vittime e carnefici: il 66% delle donne che hanno subito soprusi sono occupate (il 64% di loro con ruoli professionali di medio-alto livello) e gli uomini occupati raggiungono il 73% (di cui il 65% in lavori di medio-alto livello).
E’ vero quindi proprio il contrario: uomini con grandi responsabilità sul lavoro sono soggetti a forte stress che poi sfogano a casa con la propria donna o figlia, non potendo farlo coi superiori o colleghi in ufficio. Anche i disagi come causa della violenza sono meno influenti di quanto si creda: solo il 26% dei carnefici ha dimostrato problematiche legate ad alcolismo, a tossicodipendenza e a disagio psicologico.
Il maltrattamento quindi è un fenomeno trasversale e avviene soprattutto all’interno della famiglia: nell’82% dei casi il colpevole è il partner e nel 16% dei casi lo è un familiare.
I percorsi di recupero proposti dalla Cooperatica Cerchi d’Acqua sono vari e, sempre nel 2010, hanno raggiunto cifre molto alte come adesione.
Infine, tra tutti questi dati agghiaccianti, una nota positiva c’è: la comunicazione rispetto alla violenza domestica negli ultimi 20 anni è aumentata e cambiata anche qualitativamente: la donna è percepita non più solo come “vittima” ma soprattutto come “sopravvissuta” e la figura maschile è vista anche come “testimone positivo” che può aiutare, perché non solo identificato come carnefice.