Italia: non è (ancora) un Paese per First Lady
27 Marzo 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – Dietro ad un grande uomo c’è sempre una grande donna, ed è vero. Soprattutto quando si tratta di uomini della politica. Non a caso i Presidenti degli Stati Uniti che nell’ultimo secolo hanno presieduto la Casa Bianca sono stati sempre accompagnati da donne forti, eleganti, diplomatiche, con un impeccabile savoir faire e sicure di loro stesse. E non solo queste piccole ma grandi donne hanno spesso dettato tendenze e sono state pioniere di interi movimenti culturali ma, in privato, hanno saputo custodire ansie e debolezze dei mariti, momenti di stress e di pressione psicologica e hanno saputo consigliare al meglio il proprio consorte.
Per citarne alcune, come non ricordare Anna Eleanor Rooselvet, moglie del presidente Franklin Delano soprannominata la “First Lady of the World” per essere stata nel New Deal una fervente femminista, una sostenitrice delle battaglie degli afroamericani e un’attivista per i diritti civili. Il suo impegno si rivelò fondamentale nel 1948, durante la ratifica della Convenzione dei diritti dell’uomo, che lei definì la “Magna Carta di tutta l’umanità”.
O Jacqueline Lee Bouvier Kennedy, l’icona indiscussa di bellezza ed eleganza. Figlia di una ricca famiglia del New England, con il suo buon gusto, Jackie ripristinò gli arredamenti interni della Casa Bianca, che nel 1962, per la prima volta, fu ripresa dalle telecamere come in una visita guidata. La First Lady, rimasta vedova in seguito all’assassinio di John Kennedy avvenuto il 22 novembre del 1963, sposò l’armatore greco Onassis, che per lei interruppe la relazione con il soprano Maria Callas. Jackie è ricordata come la donna che donò la maestà al popolo americano.
Ora l’America può vantarsi di un’altra First Lady con L maiuscola, ovvero Michelle Obama, ma qui in Italia le cose sono un po’ diverse, soprattutto ora che vi è un vero e proprio “vuoto di governo” e la mancanza della First Lady italiana si sente e non poco.
Si legge su Italia Oggi: “Dopo la breve ma intensa parentesi, Elsa Monti (il cui grande contributo alla Repubblica è stato fulminare con lo sguardo l’arroganza del marito che rispondeva al cellulare in Chiesa; e chissà quante gliene ha dette a casa) non ci rimane che Clio Napolitano. Che nel Paese dei Formigoni e dei Fiorito porta le borse della spesa (non come qualcun’altra che il carrello lo fa spingere alla scorta), pianta da sola l’ombrellone tra gli scogli e fa la fila e paga il biglietto come tutti per la mostra di Vermeer alle Scuderie del Quirinale, va da sé che una così non poteva che votare Renzi alle primarie come informava ieri Il Foglio”
E, in effetti, da Grillo a Bersani, le consorti risultano quasi del tutto “non pervenute”.
Un capito a parte deve essere riservato a Berlusconi e la sua ex moglie Veronica di cui, Italia Oggi, scrive: “Che dire poi della Veronica prima maniera, che, sebbene evitasse incontri pubblici, stava sempre sui giornali, vuoi per il presunto flirt con Massimo Cacciari, vuoi soprattutto per le tante esternazioni che, già dieci anni fa, manifestavano indipendenza culturale. Da quando, all’inizio della guerra in Iraq, si fece intervistare da Micromega esprimendo posizioni così vicine ai pacifisti da far andare di traverso la bistecca di Black Angus a George Bush, a quando si spese per la messa in scena dell’abrasiva commedia di Franca Rame su Silvio Berlusconi. Passando per i quattro sì alla fecondazione assistita e la lettera aperta su Repubblica con cui chiese le pubbliche scuse del marito per le frasi galanti da lui pronunciate in occasione dei Telegatti”.