“Mademoiselle” bandita, lo dichiara un’ordinanza
27 Febbraio 2012 - di Claudia Montanari
PARIGI – E dire che la casa di moda Chanel, simbolo dell’eleganza e del buon gusto, ci aveva puntato parecchio su questo appellativo chiamandoci addirittura un profumo. E invece ecco qui, dopo anni di battaglie il termine “mademoiselle”, (ovvero ‘signorina’) sparirà dai formulari amministrativi francesi per effetto di un regolamento emesso oggi dal Primo ministro Francois Fillon, sostituito da un generico ‘madame’, sia per le donne sposate che per le nubili. Roba da far rivoltare nella tomba Mademoiselle Chanel, insomma.
In realtà anche in Italia è così da tempo; la formula “signorina” infatti non si dovrebbe utilizzare per nessuna donna, per quanto giovane essa sia. Certo però, il termine “mademoiselle” ha proprio tutto un altro significato intrinseco.
“In passato numerose circolari hanno invitato le pubbliche amministrazioni a evitare l’uso di qualsiasi precisazione o appellativo di questa natura”, spiega il testo, sottolineando che “queste linee guida meritano oggi di essere riaffermate e prolungate per tener conto delle evoluzioni della legge”. La decisione di Fillon viene dopo che, nel settembre scorso, diverse associazioni femministe avevano lanciato una campagna per la soppressione della casella ‘mademoiselle’ sui documenti ufficiali delle pubbliche amministrazioni, giudicandola un retaggio dei tempi in cui la donna non poteva prendere decisioni in modo autonomo. Appello raccolto dal ministro della Solidarietà sociale, Roselyne Bachelot, che a novembre aveva inviato al Premier una richiesta ufficiale di cancellazione del termine, dato che non ha ormai più alcun valore legale e resta in vigore solo per abitudine.
Se come galanteria ‘signorina’ puo’ talvolta fare piacere a qualche donzella che ha superato gli ‘anta’, nei documenti ufficiali – per gli uffici pubblici e’ un modo per identificare lo status maritale delle donne, cosa che non accade per gli uomini che sono, a qualsiasi eta’ e stato civile, ‘signori’ – la precisazione puo’ invece essere percepita come offensiva o invadente. Due associazioni ‘Osez le feminisme’ e ‘Chiennes de garde’ avevano quindi lanciato lo scorso anno una campagna su internet, con lo slogan ‘signora o signora’, e una petizione dal titolo ‘Mademoiselle, la casellina di troppo’ per chiedere alle amministrazioni e alle varie organizzazioni di smettere di utilizzare nei formulari lo stato civile di ‘signorina’ cosi’ come le espressioni ‘nome da ragazza’ o ‘cognome da sposata’, retaggio di un uso patriarcale e arcaico. Tra l’altro, diverse circolari del 1967 e del 1974, sottolineavano gia’ che ”l’impiego dell’una o dell’altra di queste formule non costituisce in alcun modo un elemento dello stato civile dell’interessata”. Nel 2008 una circolare del segretario di Stato alla Solidarieta’ raccomando’ ”alle differenti amministrazioni di evitare ogni appellativo che imponga la divulgazione dello stato matrimoniale che per il suo carattere privato potrebbe risultare offensivo”. Tuttavia le ‘mademoiselle’ non sono ancora scomparse dai formulari: per ogni attivita’ quotidiana, dal comperare un biglietto del treno all’ottenere una tessera per sconti al supermercato, le donne devono precisare se sono signore o signorine. Un controsenso al giorno d’oggi, quando si puo’ vivere in coppia senza essere sposate o essere sposate ma separate, o ancora divorziate ma col cognome dell’ex marito.
In passato era ‘mademoiselle’ una ragazza nobile, sposata ma anche no. Invece ‘damoiseau’ (signorino) era un gentiluomo che non era ancora cavaliere. A partire dal Settecento il termine signorina indica le giovani donne non sposate, le zitelle, o le vergini. Anche gli inglesi hanno recentemente risolto il dilemma contraendo ”Miss” e ”Mrs” con ”Ms”.