Gaslighting: cosa significa e come capire se ne siamo vittime
20 Dicembre 2022 - di Claudia Montanari
Gaslighting: è la parola del 2022 per il vocabolario Merriam-Webster e l’avrai sicuramente sentita negli ultimi tempi. Ma in che cosa consiste esattamente? Si tratta di un abuso psicologico, una violenza domestica tipica delle relazioni tossiche in cui il manipolatore altera la percezione della vittima in modo che quest’ultima metta in dubbio sé stessa e i propri pensieri.
“Ti fai troppi film”, “sei sempre sulla difensiva”, “come sei sensibile” o “cerchi sempre il lato negativo dove non c’è” sono frasi comunemente usate per screditare le esperienze e le emozioni di una persona vittima di questa manipolazione. Come spiega TherapyChat, a differenza di una persona con disturbo istrionico di personalità (che in realtà è estremamente sensibile) una vittima di gaslighting viene portata a dubitare di sé stessa e accusata di estrema suscettibilità e sensibilità attraverso micro-aggressioni quotidiane, atte a creare insicurezza e provocare nella persona una dissonanza cognitiva, cioè un conflitto interno, portando i suoi comportamenti e le sue convinzioni ad entrare in contrasto tra loro.
Per molto tempo si è negata l’esistenza del gaslighting, ma la letteratura e il tempo hanno dimostrato il contrario. Esiste, è molto presente nella nostra società e molto spesso passa inosservato.
Perché non ci accorgiamo di essere vittime di gaslighting
Spesso è dovuto al fatto che si tratta di una manipolazione graduale e sistematica che passa inosservata, che avviene lentamente, ma che provoca conseguenze psicologiche rilevanti. Prima di poter individuare questo fenomeno, è essenziale conoscere le fasi in cui questo fenomeno si sviluppa.
1. Idealizzazione. Il periodo iniziale è caratterizzato da un’apparente serenità, in cui il gaslighter proietta un’immagine di sé irrealistica, lodando e professando i propri sentimenti nei confronti della vittima in maniera decisa, quasi mettendola su un piedistallo. Questo fenomeno è conosciuto come lovebombing.
2. Svalutazione. Una volta raggiunto questo falso senso di sicurezza e di benessere, inizia la fase della svalutazione. Secondo gli esperti “La vittima passa dall’essere adorata all’essere messa in discussione, uno stravolgimento che porta quest’ultima a sforzarsi di risolvere i conflitti assumendosi la colpa e mettendo in dubbio il proprio giudizio”.
È in questa fase che il manipolatore ne approfitta per allontanare la vittima dalla famiglia e dagli amici, allo scopo di isolarla dalla sua rete di supporto e renderla sempre più dipendente a sé stesso, promuovendosi come l’unica persona affidabile e razionale su cui può contare. Altre strategie utilizzate sono la proiezione, in cui il manipolatore accusa costantemente la vittima delle proprie menzogne, e l’ostruzionismo, che vede il gaslighter attuare il trattamento del silenzio nei confronti della vittima, ignorandola completamente come forma di punizione.
3. Astensione. Tutto questo porta alla fase in cui il manipolatore “respinge” la vittima ed evita del tutto di interagire con lei, un fenomeno noto come ghosting, in cui il gaslighter scompare o si dilegua senza dare spiegazioni. Il risultato? La vittima non si fida del proprio giudizio ed è oppressa da sensi di colpa e rimpianti, arrivando spesso a sviluppare una bassa autostima, ansia, stress e a volte anche depressione.
Come individuare e riconoscere i segnali di allarme del gaslighting
Trattandosi di un processo manipolatorio lento e a tratti impercettibile, non sempre è facile rendersene conto in tempo. Per questo, gli esperti hanno raccolto una serie di esempi di micro-aggressioni quotidiane tipiche dei gaslighter che possono aiutarci a riconoscere il fenomeno prima che sia troppo tardi.
Il linguaggio: si tratta di parole accusatorie, spesso sprezzanti e infondate. I gaslighter tendono a minimizzare e invalidare l’esperienza dell’altra persona e di dipingere la vittima come drammatica o esagerata. In genere le frasi più usate sono: “Ti stai confondendo di nuovo”, “È colpa tua”, “Hai bisogno di aiuto” e “Stavo solo scherzando”.
Stato di rifiuto permanente. È tipico per i manipolatori evitare di ammettere i propri errori, nascondendosi sempre dietro al “non è così” o “hai interpretato male”, indipendentemente dal fatto che ci siano o meno prove del contrario. Il gaslighter insisterà sul fatto che è l’altra persona a sbagliare, seminando il dubbio nella vittima.
Creazione di instabilità emotiva. Il gasligher tende a passare dal criticare e biasimare la vittima per qualsiasi cosa (“Sei sempre la stessa”) ad adularla e ricattarla emotivamente (“Nessuno ti amerà quanto me”) e così via. Queste montagne russe emotive cercano di compensare un comportamento tossico con uno falsamente positivo, causando il potenziale sviluppo di un disturbo emotivo e psicologico nella vittima.
Isolamento. Il manipolatore allontana tutti coloro che potrebbero incriminarlo o smascherare la sua farsa. Cerca di mettere la famiglia e gli amici contro la vittima, sostenendo che i suoi cari non fanno altro che criticarlo e sminuirlo. Questo porterà allo sviluppo di una co-dipendenza tossica tra il manipolatore e la vittima, che sarà perpetuata dall’isolamento sociale.
Come uscire da una relazione in cui è presente una dinamica di gaslighting
Una volta essere riusciti a riconoscere la situazione in cui ci troviamo, è importante agire immediatamente. La strategia ideale sarebbe quella di allontanarsi il più possibile dal manipolatore, ma a volte può non essere così semplice. Ecco qualche suggerimento utile per intervenire in una relazione di gaslighting:
Registrare le informazioni: un’attività semplice come tenere un registro delle interazioni o trascrivere le emozioni e le esperienze può fornire tranquillità e può prevenire la dissonanza cognitiva o il conflitto interno tra pensieri ed emozioni.4
Stabilire dei limiti: se una situazione causa troppo disagio, può essere messa in pausa e ripresa in un altro momento o interrotta definitivamente. In questo senso, è importante sottolineare che la dignità di ogni essere umano deve essere rispettata ed è nostro dovere garantire il rispetto di noi stessi.
Evitare la co-dipendenza: che si tratti di una coppia, di amici o di familiari, una relazione co-dipendente non è sana. La relazione più duratura di ogni essere umano sarà quella con sé stessi ed è di questa che dobbiamo prenderci cura. Dobbiamo partire dal presupposto e accettare che la nostra felicità dipenderà solo da noi stessi e, pertanto, prendersi cura del nostro benessere generale deve essere una priorità.
Lavorare sull’autostima: un modo per mettere a tacere la voce interiore negativa è la ristrutturazione cognitiva. Con questa tecnica cerchiamo di “smontare” il pensiero negativo e di trasformarlo in uno positivo. Per ogni pensiero intrusivo e improvviso (“le mie emozioni sono esagerate”), dobbiamo fornire un pensiero alternativo positivo (“le mie emozioni sono valide”).
Cercare il sostegno dei propri cari: gli amici e i familiari potranno fornire un’altra prospettiva su ciò che sta accadendo e un conforto nei momenti di difficoltà. È importante non fuggire da queste interazioni e permetterci di essere vulnerabili con loro.
Chiedere aiuto: uno psicologo vi aiuterà a gestire questa situazione conflittuale e vi fornirà gli strumenti necessari per affrontare e superare gli ostacoli e le conseguenze.