“Buon” 2013, il governo si dà i voti e guarda i progressi: “Ora ridurre le tasse”
2 Gennaio 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – Sono 12, come i mesi dell’anno, i punti per elencare i successi e i progressi del governo, e quelli per indicare i prossimi passi da compiere, a partire dalla riduzione delle tasse.
Sul sito ufficiale il governo ha pubblicato l’analisi di “bilancio” dell’ultimo anno di attività.
L’esecutivo si è dato dei voti, e ha promosso se stesso con il massimo: “Tredici mesi fa la mancanza di liquidità e gli alti tassi di interesse avrebbero costretto al fallimento molte famiglie e imprese italiane, già colpite duramente . Gli investitori internazionali infatti credevano sempre meno alla capacita’ dello Stato di ripagare il debito pubblico e quindi erano disposti a finanziare l’Italia solo a tassi di interesse sempre più elevati. Se il governo non fosse intervenuto, sarebbero state colpite, in primo luogo, le fasce più deboli: probabilmente non ci sarebbero stati fondi sufficienti per sostenere i lavoratori in cassa integrazione, per pagare le pensioni, per garantire l’assistenza sanitaria e gli altri servizi pubblici essenziali. I piccoli risparmiatori che avevano investito in titoli dello Stato avrebbero rischiato di perdere gran parte del loro patrimonio. Oggi la situazione e’ diversa, il clima che si respira intorno all’Italia e’ diverso. E grazie a questo, ad esempio, che con un’azione prudente e incisiva la Banca Centrale Europea ha messo in campo strumenti straordinari per stabilizzare i mercati finanziari” si legge nell’analisi.
Per quanto riguarda il rapporto con l’Europa: “Il Governo si è sforzato di ancorare saldamente l’agenda delle riforme interne agli obiettivi europei, e al tempo stesso di essere un protagonista autorevole, responsabile e attivo nel disegnare e orientare il percorso dell’integrazione europea in una fase delicata come quella attuale. Nel volgere di mesi sono maturate decisioni che in circostanze diverse avrebbero richiesto anni, o che mai sarebbero state proposte”.
Economia migliorata: – “A poco più di un anno dal momento più drammatico della crisi, si può dire che le prospettive per il futuro sono migliorate in modo significativo. Gli investitori internazionali stanno tornando a comprare i titoli pubblici italiani, rendendo possibile una diminuzione del costo del denaro, non solo per lo Stato, ma anche per le imprese e le famiglie. Il miglioramento dello scenario economico italiano ha numerosi effetti concreti sulla vita delle famiglie e delle imprese italiane. In primo luogo, la stabilizzazione dei conti pubblici ed il calo dei tassi di interesse riduce fortemente il rischio di ulteriori manovre nel futuro”.
Parole anche per quanto riguarda il fisco: “L’obiettivo è di ridurre di un punto e progressivamente la pressione fiscale, iniziando dalle aliquote piu’ basse per dare respiro soprattutto alle fasce piu’ deboli. Bisogna realizzare un nuovo patto tra fisco e contribuenti, solo cosi’ l’evasione potrà essere davvero debellata. I risultati sono confortanti: oltre 32 miliardi di maggiori entrate tributarie (erariali e non erariali) sono stati assicurati all’erario nel triennio 2009-2011 e ulteriori 13 miliardi si prevede saranno incassati nel 2012 nonostante il calo dell’attività economica.Siamo solamente all’inizio del percorso. Per estirpare l’evasione in modo efficace e restituire ai contribuenti un fisco piu’ agile era necessario completare la delega fiscale e la riforma del catasto. La Camera aveva dato il via libera al testo, giunto sino all’aula del Senato, dove si e’ arenato. L’impossibilita’ di completare il percorso di approvazione lascia una lacuna che dovrà essere colmata al più presto”.
Non hanno lasciato da parte il discorso “Spending Review”: “Anche la spesa pubblica deve essere aggredita e rimodellata. Il governo ha avviato un processo di spending review come mai era stato fatto prima. Questo primo esercizio di revisione della spesa relativa all’ acquisto di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche ha prodotto risparmio di circa 12 miliardi. Una ulteriore fase e’ stata lanciata con la legge di Stabilita’ per il 2013 con un risparmio di circa 3,7 miliardi a regime, concentrato nei settori della finanza locale e in quello sanitario. Il processo di spending review strutturale ha richiesto ai diversi dicasteri di effettuare una riconsiderazione delle attività svolte e delle spese sostenute (comprese quelle degli enti vigilati) per individuare inefficienze, eliminare sprechi e mettere in atto innovazione organizzativa. Alcune iniziative sono confluite nel decreto spending review approvato la scorsa estate, ma altre devono ancora essere messe in pratica e richiedono un tempo medio di attuazione. Ma anche qui non bisogna fare passi indietro e soprattutto non bisogna cedere alle sirene delle lobby e di chi non vuole rinunciare ai propri privilegi”.
Migliorata la competitività del paese: “L’azione di governo non è stata impostata solo sul rigore ma anche sulla crescita economica. Si è cercato di eliminare i colli di bottiglia che frenano l’economia del paese, aprendo il mercato ad una maggiore concorrenza; si e’ cercato di creare un ambiente favorevole per le imprese, attraverso le liberalizzazioni e le semplificazioni (come per esempio nel segmento ambientale e nelle procedura di disinquinamento dei poli industriali contaminati); si e’ puntato sulle infrastrutture per favorire i collegamenti e la mobilita’ all’interno del paese e da e verso l’estero”.
Parole spese anche per quanto riguarda i costi della politica e la spesa pubblica degli enti locali: “Molto importante è stata anche la risposta alla incontrollata lievitazione della spesa pubblica e dei costi della politica delle regioni e degli enti locali, articolata con un intervento strutturale e non episodico, attraverso il c.d. decreto legge sul taglio dei costi della politica. Si e’ pensato inoltre di ridurre i costi della politica regionale, condizionando l’erogazione dell’80% dei trasferimenti alle regioni al conseguimento di precisi obiettivi, tra i quali: la riduzione del numero di consiglieri e assessori regionali, il contenimento delle indennità di funzione, di carica e di fine mandato dei consiglieri attraverso l’adeguamento a quelli erogati dalla regione italiana più virtuosa, il divieto di cumulo di indennità o emolumenti, l’adozione di efficaci misure di trasparenza e pubblicità dello stato patrimoniale delle cariche pubbliche elettive, il contenimento dei contributi in favore dei gruppi consiliari, escludendo da ogni erogazione quelli composti da un solo consigliere, restringendo entro solidi limiti la possibilità per presidenti di regione, consiglieri e assessori di ottenere trattamenti pensionistici e vitalizi”.
Situazione dei giovani rapportati al lavoro: “Tra le riforme strutturali rientra anche quella del mercato del lavoro, realizzata con l’intento di creare un vero e proprio patto generazionale. Il governo ha puntato sull’inclusione per tutelare i lavoratori appartenenti alla fasce deboli, come le donne e i giovani del Sud; e sulla dinamicità come principale strumento di contrasto alla precarietà”.
Questo è quello che si legge sul sito ufficiale del governo. Ora la domanda è: ma i cittadini italiani concordano con quanto detto dal governo? Hanno riscontrato davvero, in questo anno di attività di governo tecnico, questi miglioramenti?