Interinali “svendesi”: una legge ne taglia lo stipendio del 20%
9 Marzo 2012 - di Claudia Montanari
ROMA – Disoccupati, disabili od over 50 “svendesi”. Gli interinali saranno “svenduti” dall’azienda ed anche il loro stipendio sarà tagliato del 20 per cento. La colpa è dell’articolo 13/a della legge Biagi 276/03, che introduce un trattamento diversificato tra chi è dipendente di una società e chi viene assunto tramite un agenzia per il lavoro ed è dunque un interinale. A parità di lavoro, di mansioni e responsabilità, gli interinali avranno contratti peggiori e stipendi più bassi. essere un interinale in tempo di crisi significa un “sotto-costo salariale a svantaggio dei lavoratori già ai margini del ciclo produttivo a vantaggio delle agenzie per il lavoro e delle aziende”, ha spiegato Filomena Trizio, segretario generale Nidil Cgil.
Nidil-Cgil, la federazione dei lavoratori precari del sindacato chiede di rivedere la normativa per la ”somministrazione” dei lavoratori cosiddetti svantaggiati con un costo inferiore per le aziende. In pratica grazie a un accordo con Italia Lavoro l’utilizzo di lavoratori interinali appartenenti alle categorie svantaggiate (lavoratori disoccupati da più di sei mesi, disabili, over 50 anni ecc) possono essere retribuiti fino al 20% in meno dei lavoratori con la stessa mansione.
“In una brochure commerciale Manpower, considerando i lavoratori alla stregua di merce – afferma Nidil-Cgil – offre alla propria clientela, le imprese, fornitura di personale a costi particolarmente vantaggiosi rispetto ad altre forme di flessibilità. Ciò avviene – precisa il sindacato – in base alla convenzione stipulata recentemente con Italia Lavoro per l’applicazione dell’art. 13/a del decreto legislativo 276/03: norma che prevede di usare la somministrazione con significative riduzioni salariali in caso di lavoratori svantaggiati. Una norma sinora scarsamente applicata e che oggi le agenzie del lavoro hanno invece deciso di cavalcare come forma spregiudicata di business”.
”Inoltre – prosegue il sindacato – per quegli stessi lavoratori svantaggiati il recente decreto legislativo di recepimento della direttiva Ue sul principio di parità retributiva e normativa fra somministrati e lavoratori dipendenti dell’impresa utilizzatrice, prevede l’eliminazione di causali e tetti contrattuali massimi all’utilizzo della somministrazione. In un sol colpo – dichiara la Trizio – lo svantaggio delle persone diventa vantaggio economico per agenzie e imprese, e la direttiva sulla parità di trattamento si trasforma nel suo opposto: un formidabile incentivo all’uso non regolamentato e per la prima volta in sottocosto della somministrazione. Chiediamo la revisione della normativa adottata e l’abrogazione dell’art. 13/a, oltre che, nell’immediato, l’abolizione della convenzione fra Assolavoro, agenzie e Italia Lavoro”.