Donne, italiane, tra i 30 e 50 anni? Sono le più pigre
24 Luglio 2012 - di Claudia Montanari
ROMA – Siamo i più longevi, questa è la buona notizia. Peccato però che siamo anche tra i più pigri. Uno studio dell’università di Pelotas, in Brasile, pubblicato sulla rivista medica Lancet vede il 55% degli italiani pigri e sfaticati: per le donne italiane poi, tra i 30 e i 50 anni, sembra che lo spot sia un completo sconosciuto. La piccola consolazione è che, almeno, non siamo soli: Malta, Giappone, Cipro, Serbia e Regno Unito anche devono fare i conti con una “vivace” pigrizia.
Pedro C Hallal, autore della ricerca, ha individuato un “indice di inattività” per classificare quanto la popolazione di un paese sia attiva o pigra. L’indice è stato calcolato quantificando il “muoversi” come fare attività fisica di moderata intensità almeno 5 volte a settimana, oppure 20 minuti ad intensità vigorosa almeno 3 volte a settimana.
Secondo Gabriele Rosa, cardiologo e medico sportivo, direttore del Marathon Sport Center di Brescia, molto dipende dall’educazione: “Quello che manca da noi è l’educazione allo sport: a scuola se ne fa poco e arrivati all’università mancano le strutture che hanno, per esempio, i campus americani. È un problema di sistema: si ripete sempre che muoversi fa bene ma poi non si insegna come ci si deve muovere”.
Matteo Simone, psicoterapeuta e psicologo dello sport, ha spiegato che “la “pigrizia” è maggiore tra i più giovani che nella fascia 30-50 anni. Gli over 30, infatti, cominciano a fare sport come fattore di aggregazione o per seguire i consigli di un medico”, mentre i giovani devono combattere contro la mancanza, oltre che di motivazione, anche di strutture idonee.