ROMA – Kim, bambina bruciata da Napalm in Vietnam: “Sogno guarigione”. È diventata la bambina della foto simbolo della guerra in Vietnam. Kim Phuc aveva solo 9 anni quando, l’8 giugno del 1972, fu colpita da un sanguinoso raid al napalm nel sud del Vietnam. Un drammatico evento immortalato dal reporter dell’Associated Press Nick Ut che ha reso quella bimba il simbolo delle atrocità delle guerre del Vietnam. Ora quella bambina è diventata una donna di 52 anni ma le ferite che le ustionarono il corpo le provocano ancora dolore.
Braccia spalancate, una corsa disperata, la carne viva martoriata dal napalm, abiti in fiamme, Kim porta ancora addosso i segni di quel terribile giorno che le cambiò completamente la vita. Oggi Kim vive a Toronto, in Canada, ha un marito e due figli ma le atrocità di quel raid sono ancora marchiate a fuoco sulla sua pelle, così come il dolore. Sogna una speranza di guarigione, Kim, e ora quella speranza sembra essere arrivata.
La donna, infatti, ha iniziato una serie di trattamenti laser innovativi che dovrebbero riuscire a guarire le cicatrici. Grandi segni che si estendono dalla mano sinistra al braccio, fino ad arrivare all’attaccatura dei capelli e poi in basso su quasi tutta la schiena. La cura, sotto la supervisione del dotto Jill Waibel del Miami Institute di Dermatologia, serviranno anche (e soprattutto) ad alleviare i dolori lancinanti che affliggono la donna da ormai 40 anni. Il dottor Waibel utilizza il laser per il trattamento di cicatrici da ustioni, comprese quelle da napalm, da circa un decennio. Ogni trattamento costa solitamente intorno ai 2 mila dollari, ma Waibel ha offerto di donare i suoi servizi a Phuc.
Certo, ci vorrà tempo e il sostegno del marito e dei figli oltre che tanto coraggio. Coraggio che non ha mai abbandonato la donna, che fin da bambina ha imparato a lottare. Sarà insieme alla sua famiglia e a quel reporter che ha immortalato l’ormai indelebile scena che Kim potrà forse lasciarsi alle spalle i segni di quel terribile giorno. Qui le foto di Kim Phuc apparse sul Daily Mail.
Fu proprio il reporter che quel terribile 8 giugno 1972 la soccorse per primo, caricandola su un furgone dell’agenzia e trasportandola al più vicino ospedale. La piccola si agitava rannicchiata sul fondo del furgone, e gridava: “Troppo caldo, troppo caldo, sto morendo”. E invece la piccola ce l’ha fatta e ha lottato per tutta la vita. (Foto: Wikipedia.en).
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