Lady BMW: Susane Klatten tra scandali, soldi e famiglia
25 Settembre 2015 - di Claudia Montanari
MONACO – Lady BMW: Susane Klatten tra scandali, soldi e famiglia. Un fascino spigoloso, a tratti androgino. Una vita in tailleur e caschetto biondo, non certo quelle chiome da femme fatale. In cambio, il primo posto nella classifica delle donne tedesche più ricche del mondo. Susanne Klatten ha guadagnato un miliardo di euro tra il 2013 e il 2014. Ora la Bild l’ha accusata di essere al centro di una ennesima polemica, quella che rischia di sconvolgere la BMW dopo il caso volkswagenn (anche se la Bild stessa ha prontamente smentito le notizie date il giorno prima), ma la Klatten non è nuova a polemiche. L’ultima riguarda proprio il suo guadagno annuo nel 2013 ed era dunque di tipo economico (oltre a quelle d’amore, ma si vedrà più in la). Ora lei vive in Francia ma per fortuna (sua) è tedesca e anche per questo, pare, non dovrà pagare tasse punitive per aver superato il reddito di un milione all’anno, fissato dal presidente francese Francois Hollande. La questione è spinosa perché, come si legge su Italia Oggi,
“La Bild ha pubblicato, nei giorni scorsi, una pagina con i 500 ricchi di Germania, con Frau Susanne al quinto posto, e prima tra le signore. E sul podio troviamo tutti nomi di famiglia, come gli Abrecht, padroni della catena di distribuzione low cost «Aldi». Naturalmente le tasse per la signora Klatten non vanno calcolate sull’incremento azionario, ma sull’effettivo reddito. E già adesso paga il 43%, che i socialdemocratici vorrebbero portare al 49%. Ma le imprese familiari, soprattutto quelle medio piccole, sono minacciate dalle tasse di successione, che la sinistra vorrebbe inasprire. In certi casi porterebbero alla chiusura delle aziende“.
Ma non è la prima volta che Susanne viene catapultata al centro di bufere mediatiche.
51 anni “passati sulla scrivania” come ha dichiarato lei stessa più volte. Un’ infanzia blindata, lontana da tutto e tutti. Le cronache narrano che, per questioni di sicurezza, da piccola le era vietato frequentare gli altri bambini. Nessuno poteva entrare nella villa dei Quandt (il suo cognome da ragazza) tanto meno nella sua vita. Un cognome pesante, il suo. Troppo legato al Terzo Reich, con la prima moglie del nonno Guenter, Magda, andata poi sposa al capo della propaganda nazista Joseph Goebbels. Da Guenter e Magda nacque però Herald che riuscì a sopravvivere alla guerra insieme al padre spacciandosi come nemico del nazismo e che, dopo un anno di prigione passato a meditare sui suoi troppi legami con il regime, in cui nel frattempo si era riuscito ad arricchire a dismisura, si risposò. E fu da quel matrimonio che nacque Herbert, che prese le redini dell’impero industriale e si sposò tre volte. Dalla terza moglie, Johanna Bruhn, nacquero due figli: Stefan e Ursula Hanna Susanne, ovvero Susanne Klatten.
Una dinastia pesante, un “fardello” troppo gravoso da portare per Susanne, che a 16 anni tentarono anche di rapire e per lei andò definitivamente in pezzi il sogno di vivere una vita normale. Fu anche per questo, probabilmente, che quando nel 1990 inizio a lavorare alla Bmw si presentò al bell’ingengere Jan Klatten con un nome diverso. “Piacere, sono Susanne Kant” avrebbe detto all’uomo con cui ebbe immediatamente un’intesa. E lui da sempre giura che, almeno per i primi 6 mesi, davvero non aveva idea di chi lei fosse.
Eppure il senso e il fascino di Susanne era tutto racchiuso lì, in quella Bmw alle porte di Monaco. Lei che è conosciuta ai più come “Lady Bmw“, perché possiede un pacchetto azionario di tutto rispetto proprio nella “Disneyland dei motori“. Ereditò tutto dal padre e in tre decenni i titoli quadruplicarono di valore.
Di Jan Klatten si innamorò praticamente subito. Si sposarono e dalla loro unione nacquero 3 figli. Seguì un periodo felice, lontano il più possibile dai riflettori. Una vita “low profile” nonostante la lussuosa villa in quel di Monaco che ha sempre diviso con la sua famiglia. Una donna che ha dedicato la sua vita al lavoro da vera stacanovista. Susanne, tirata su dalla madre Johanna Quandt, severa e potentissima che, da segretaria di Herbert Quandt ne diventò la terza moglie, voleva vedere la figlia seduta nel consiglio di amministrazione e non certo in giro per gli eventi mondani. Susanne, che non ha mai ceduto al jet set internazionale e difficilmente si è lasciata andare a quel lato “frivolo” che spesso piace ai miliardari.
Almeno, fino a quando è piombato nella sua vita il playboy svizzero Helg Sgarbi e Susanne Klatten è diventata la protagonista di quello definito come il più esoso tentativo di ricatto sessuale della storia del crimine. La storia ormai è trita e ritrita, i guornali per mesi non hanno parlato d’altro: questo Helg Sgarbi approdò nella vita di Susanne quando lei aveva 46 anni. Un uomo che le fece sospirare le pene d’amore: “Sgarbi era affascinate, occhi blu, alto e snello e io lo volevo aiutare perché sentivo nei suoi confronti una forte vicinanza”, ha dichiarato più volte Susanne alla polizia, negli anni a venire. Il gigolò svizzero deliziava Susanne nelle suite dei migliori alberghi d’Europa: “Ci siamo conosciuti a Innsbruck. Era così gentile e premuroso, amabile nel suo modo di fare“ ha raccontato la signora Klatten. “Con Sgarbi ho avuto diversi incontri nel 2007. A Monaco di Baviera, in Francia e in Svizzera” e ancora “Voleva sempre parlare delle sue storie, della sua vita sofferta e delle sue difficoltà”. Sgarbi parla sei lingue ma il suo vero talento è sempre stato il silenzio, il saper ascoltare, la vera arte per eccellenza dei seduttori.
E quella donna, miliardaria e di tutto rispetto, affidò la sua crisi matrimoniale proprio a quell’uomo che, qui in Italia, fece filmare uno dei loro incontri amorosi da un complice abruzzese per poi ricattarla gustosamente. Tra una somma e un’altra si parla di circa 40 milioni di euro. È quanto lei guadagna in meno di due mesi ma Susanne il rospo non lo ha voluto ingoiare decidendo di confidare tutto al marito e alla famiglia, a costo di mandare a rotoli la vita matrimoniale. Poi è andata alla polizia. Il 12 dicembre le è stata recapitata una lettera e un dvd: 49 milioni di euro era la pretesa di Sgarbi. Si accordarono per 14. All’incontro fatidico arrivarono le manette.
Alla fine della vicenda, tuttavia, Susanne ne è uscita malconcia ma vincente. Lo svizzero e l’abruzzese sono finiti in carcere. Il primo, video canta, ha avuto poco da negare mentre il secondo si è difeso alla bene meglio, cercando di non annegare salvandosi su di una “nave” che, tuttavia, faceva acqua da tutte le parti. Susanne, dal canto suo, poco tempo dopo lo scandalo ha fatto sapere che “il divorzio non è in discussione” e che “in questa situazione difficile, la famiglia è al suo fianco e le dà una grande forza”.
E, in effetti, alla fine così è stato.
Fonti: Italia Oggi, Blitz Quotidiano,