Michelle Hunziker si confessa: da Renzi a stipendi per le casalinghe
12 Marzo 2014 - di Claudia Montanari
MILANO – “È giusto che le casalinghe abbiano uno stipendio”. Michelle Hunziker, che da sempre si batte a favore di diritti sulle donne, questa volta si concentra sui diritti delle casalinghe.
Perché la violenza sulle donne non è solo fisica ma anche psicologica e una delle armi degli uomini è sapere che le donne non abbiano una indipendenza economica, dunque sono spesso impossibilitate a lasciare la casa .Secondo un sondaggio di Telefono Rosa un quinto delle donne vittime di violenze è disoccupata. Ed è proprio da questi dati che Michelle Hunziker ha deciso di farsi portavoce di una battaglia che ha come obiettivo riconoscere alle donne disoccupate per svolgere il ruolo di casalinghe uno stipendio.
Intervistata da Valerio Palmieri, Michelle Hunziker racconta il suo punto di vista al settimanale “Chi”:
«In Italia sono 5 milioni e forse di più, noi chiediamo che il loro impegno venga considerato un lavoro a tutti gli effetti e venga, quindi, retribuito. È giusto che chi fa la scelta nobile di occuparsi dei figli e del la casa abbia un proprio molo, un riconoscimento, e non debba dipendere economicamente dal marito. Questa è la nostra proposta (la trovate nei dettagli sul sito www.doppiadifesa.it ndr) e ognuno può contribuire a migliorarla, in attesa che la politica se ne interessi e la trasformi in legge».
Michelle spiega il motivo per cui ha deciso di concentrarsi sulle casalinghe:
«Mi sono occupata nello specifico di violenza domestica, un fenomeno diffuso tristemente in tutta Europa, che credo dipenda anche dal mancato riconoscimento del ruolo della donna in casa. In Italia c ’è un modello famigliare radicato nella tradizione, dove è scontato che la “femmina” curi la casa e i figli, in una condizione di subalternità rispetto al marito. Quando la donna prende coscienza del ruolo e reclama più considerazione e collaborazione, l’uomo non lo accetta, lo vede come una forma di ribellione».
Il “problema” economico della donna che sceglie di fare la casalinga:
«La casalinga, non essendo pagata per i] lavoro che svolge in casa, deve quasi “elemosinare” i soldi al marito per le proprie necessità e, se cerca di emanciparsi, nascono ulteriori conflitti. Ma c’è di più. Se una donna non ha reddito, non avrà il coraggio di ribellarsi a un eventuale comportamento violento del marito, perché finirebbe in mezzo a una strada o in una casa famiglia per anni, in attesa di una sentenza»
Poi, Michelle si occupa del reale “valore economico” che rappresenta il lavoro di una donna, ma anche di un uomo, in una casa:
«Il sito americano Salary.com ha stimato il valore economico del lavoro in casa, in base alle ore svolte, e sa a quale cifra è arrivato? 7 mila euro al mese! (ride, ndr). Noi ci accontentiamo di molto meno, ma condividiamo la sostanza del ragionamento. Per questo chiediamo a tutti di intervenire sulla nostra proposta e aiutarci a definirla anche in questi termini».
Nell’intervista Michelle spiega anche il suo punto di vista in merito al ragionamento della giornalista Giulia Innocenzi, la quale si era definita “contrarissima” ad un ipotetico stipendio per le casalinghe in quanto “loro propongono lo stipendio alle casalinghe per diminuire la discriminazione. C’è un solo modo: il lavoro. Perché non spendere i soldi destinati a un ipotetico stipendio alle casalinghe per asili nido e incentivi al l’occupazione femminile?”. Michelle ha risposto:
«Quelli come la Innocenzi pensano che dare uno stipendio alla casalinga voglia dire impedirle di lavorare, ma l’emancipazione è poter scegliere, ci dev’essere il diritto di lavorare e realizzarsi fuori casa e quello di dire “voglio occuparmi della casa e dei bambini ”, che è una scelta nobile perché chi la compie rinuncia alla propria realizzazione in un mondo che ti dice che per affermarti devi occupare ruoli di prestigio. E sai perché? Perche la casalinga non è considerato un lavoro. Se diamo il sussidio ai disoccupati e non alle casalinghe, vuole dire che queste non esistono».
Ma chi dovrebbe pagare questo ipotetico stipendio?
«Fino a un certo reddito del marito dovrebbe occuparsene lo Stato, oltre una certa soglia è il marito stesso che corrisponde una cifra stabilita per legge. Almeno questa è la nostra proposta, ma è anche su questo che vogliamo aprire il dibattito».
Poi, parla delle leggi a tutela delle donne:
«Il fatto che sia passata la legge sullo stalking è un piccolo passo, un deterrente importante, ma da lì adire che abbiamo risolto il problema non è vero. I processi sono interminabili e la vittima può subire ulteriori ritorsioni. Secondo noi il vero deterrente contro lo stalking e, peggio ancora, il femminicidio, è una pena forte: se uno sa che facendo una cosa non esce di galera, ci pensa tre volte».
Sulla politica e sulla satira alle donne della politica Michelle spiega:
“Mi fido della politica ma non dei politici, occorrono uomini e donne di buona volontà. Io spero che Renzi sia concreto, come sindaco è stato bravo. […] Ho costruito la mia carriera sul farmi prendere in giro, mi sono sempre posta in modo autoironico: chi si prende sul serio è perso. Il politico deve essere concreto, ma va bene sorridere di se stessi, se uno ti dice “che bella gnocca“ prendi e porta a casa (ride, ndr)”
Infine, una parola anche sugli uomini e sul suo nuovo compagno Tomaso Trussardi, di cui è innamoratissima:
“L’uomo è una categoria importantissima, dobbiamo procedere mano nella mano. Quello della violenza non è un problema solo dell’uomo, è un problema di tutti. Gli uomini nascono dalle donne e il comportamento dei genitori condiziona i figli: un padre violento educa un figlio violento, una mamma che non si ribella, che non denuncia, fa lo stesso. Per questo le donne devono spezzare la catena, denunciando gli abusi”
Con Tomaso:
“Desideravamo sposarci in estate, ma vogliamo fare un matrimonio talmente bello che posticiperemo la data»