Minouche, donna egiziana e mamma che ha conquistato la City
20 Marzo 2014 - di Claudia Montanari
ROMA – Perfettamente in equilibrio tra carriera e vita di mamma. Minouche, donna egiziana e mamma, si è guadagnata spazio e rispetto all’interno della City di Londra e adesso sarà anche la numero due della Banca d’Inghilterra.
Fabio Cavalera sul Corriere della Sera dipinge il ritratto di questa super-mamma in carriera mettendo in risalto la tenacia e la forza di volontà di questa donna dalla “triplice cittadinanza” egiziana, americana ed inglese.
“La signora più potente della City è una «mamma acrobata» riservata e un po’ timida, raccontano gli amici, ma tenace e rigorosa. Nemat Shafik, classe 1962, non ha un passato e un presente in linea con l’arroganza e l’ansia di prestazione professionale alla ricerca dell’arricchimento e del successo a tutti i costi. È una figura anomala, fuori dagli schemi abituali dell’alta finanza e dei mercati internazionali che proiettano la donna nella dimensione unica di manager affermata o in via di affermazione sia escludendola dal suo lato privato affettivo e sentimentale sia privandola della sua prospettiva materna. Lei invece è molto orgogliosa del suo doppio ruolo di vice governatrice della Banca d’Inghilterra, fresca nomina di due giorni fa, e di mamma che, alla ricerca di un equilibrio complicato fra lavoro e casa, un’acrobata appunto, la sera ci tiene sopra ogni cosa a cenare coi figli (due dal primo matrimonio, tre acquisiti nel secondo) e a parlare e scherzare con loro. «Semmai riprendo le mie carte quando stanno dormendo», si è confessata con il trimestrale «Public Service Magazine»”
Minouche è quasi sconosciuta ai “comuni mortali” ma il suo nome fa tremare i banchieri più potenti della City:
“La conoscono bene e il suo curriculum parla chiaro: è stata ad appena 36 anni la più giovane vicepresidente della Banca Mondiale, ha guidato il dipartimento dello Sviluppo Internazionale a Londra, è stata fino alla scorsa settimana vicedirettrice del Fondo Monetario Internazionale. E adesso il canadese Mark Carney, numero uno di Banca d’Inghilterra, l’ha chiamata ai vertici della «Old Lady», l’istituzione monetaria del Regno Unito, il cuore della City, con il compito di tenere monitorati i movimenti sui mercati (anche della Banca d’Inghilterra viste alcune «deviazioni» recentemente scoperte sui cambi valutari) e dei colossi del credito. Bella sfida e bella gatta da pelare. Ma Nemat «Minouche» Shafik è un’acrobata virtuosa”
La sua storia:
“Era piccolina e fu costretta a lasciare l’Egitto perché la rivoluzione nasseriana confiscò i beni del papà e della mamma che si trasferirono negli Stati Uniti. La piccola studiò, prese la prima laurea in America, tornò in Egitto, guadagnò la seconda laurea a Londra alla London School of Economics poi il master a Oxford. E si trasformò in una economista e docente alla Georgetown University. Le sue disavventure infantili le hanno regalato un timbro particolare. Nel vocabolario che più le piace ci sono tre parole: povertà, solidarietà, sviluppo. Come direttrice del Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale ha gestito gli aiuti ai Paesi con i maggiori tassi di sofferenza sociale e ha viaggiato in Etiopia, in Sierra Leone, in Uganda, nel Sudan, in Afghanistan, in Iraq. Come vicedirettrice del Fondo Monetario Internazionale, nel 2009, ha alzato la voce per sostenere che occorre «aiutare i poveri e non soltanto le banche» e di recente ha rilanciato il messaggio: «Si esce dalla crisi recuperando credibilità e stimolando le misure a favore del lavoro, in Europa la disoccupazione è a livelli inaccettabili». Nella City è dunque calata una pecora nera. «Mamma acrobata», tre cittadinanze, partigiana dei poveri e del superamento dell’austerità. Ma che Nemat fosse una voce fuori dal coro lo avevano scoperto già molti anni fa i suoi compagni italiani ai corsi universitari della London School of Economics. Il divertimento, per sua ammissione in una intervista, era invitarli «nel mio piccolo appartamento a Camden e cucinare una ottima pasta col pomodoro». Ha imparato: è il cibo delle persone normali”
Fabio Cavalera