Crescere con due padri è possibile: la storia di Natalie Wood
21 Marzo 2016 - di Silvia_Di_Pasquale
ROMA – Crescere con due padri è possibile? Vivere con due genitori dello stesso sesso, senza una figura materna di riferimento, è contro natura? Questo sono alcune delle domande che in molti si sono posti quando il parlamento italiano è stato recentemente chiamato a legiferare in merito alle adozioni gay. Dal ddl Cirinnà è stata stralciata la stepchild adoption, l’istituto giuridico che consente al figlio di essere adottato dal partner (unito civilmente o sposato) del proprio genitore. Ma i tribunali continuano a scavalcare i politici, emettendo sentenze che riconoscono di fatto le adozioni gay. Al di là di quella che è questione politica e giuridica, è esemplare il caso di Natasha Gregson Wagner, 45 anni, figlia della defunta attrice americana Natalie Wood.
Natasha è rimasta orfana di madre il 29 novembre 1981, quando la mamma Natalie morì in circostanze misteriose, annegando al largo dell’isola di Santa Catalina (California), mentre si trovava sul suo panfilo insieme al marito Robert Wagner e all’attore Christopher Walken. Da allora, la sua vita non è stata più la stessa. A prendersi cura di lei non è stato solo il padre naturale, lo scrittore e produttore Richard Gregson (rimasto sposato in seconde nozze con la Wood dal 1969 al 1972), ma anche lo stesso Wagner, primo marito dell’attrice, con il quale si risposò dopo il divorzio da Gregson, il 16 luglio 1972.
In seguito alla tragedia, i due uomini resero nota la loro volontà di prendersi cura di Natasha, che all’epoca aveva 11 anni. Nessuna “guerra” in tribunale, nessuna disputa per l’affidamento della giovane. Solo una grande dose di buon senso portò Richard e Robert a sedersi a tavolino e mettersi d’accordo sul modo in cui avrebbero potuto occuparsi di quella che entrambi consideravano come una figlia a tutti gli effetti. Si arrivò alla seguente soluzione: Natasha avrebbe vissuto la maggior parte dell’anno con “Daddy Wagner” in California, trasferendosi poi l’estate dal padre biologico, “Daddy Gregson”, in Galles. La famiglia allargata comprendeva anche Courtney, sorellastra minore, figlia del patrigno Robert. C’era poi Katie, sorellastra maggiore, nata da un altro matrimonio di Wagner con l’attrice Marion Donen.
“Non c’erano di mezzo avvocati“, ha spiegato la figlia di Natalie Wood al NY Times – “Mio padre Richard si è seduto e ha detto: ‘Credo che Natasha debba vivere con me perché è mia figlia’. Mio padre Robert ha risposto: ‘Lo so, tutto ciò ha senso, ma lei è cresciuta con me. Alla fine hanno pensato: ‘Qual è la cosa migliore per Natasha?’. Avevano ragione. La cosa migliore per me era vivere con il mio patrigno e vedere Daddy Gregson l’estate”.
Quella di Natasha non è stata una vita facile, non per via della sua peculiare situazione familiare, ma per le difficoltà incontrate nel superare un lutto così grave, reso ancora più angoscioso dal fatto che la morte di sua madre rimane a tutt’oggi un mistero. Sebbene si fosse parlato di “triangolo scandaloso” tra la Wood, Wagner e Walken, le testimonianze di questi ultimi due sull’incidente furono perfettamente coincidenti. Nel 2011 però, nuove informazioni sulle circostanze della morte dell’attrice portarono alla riapertura del caso ma, non essendo emerso nulla di rilevante, l’istruttoria venne chiusa pochi mesi dopo. Nel gennaio 2013 furono nuovamente riaperte, perché una nuova autopsia condotta sul corpo dell’attrice rivelò infatti la presenza di lividi sulle braccia, sui polsi e sul collo, tali da far ipotizzare un’aggressione. A ciò si aggiunse la testimonianza del capitano dello “Splendour”, lo yacht sul quale si trovava il trio. Per lui sarebbe Wagner il vero responsabile dell’incidente che causò la morte della moglie. “Per anni ho cercato di rivelare informazioni su quella storia – ha spiegato il capitano in un’intervista alla Nbc – ma nessuno ha mai voluto ascoltarmi, almeno finora”. La conclusione fu che l’esame condotto non era in grado di “escludere delle cause non accidentali che avrebbero procurato tali lesioni dato che ci sono ancora troppe questioni irrisolte, le ragioni del decesso restano indeterminate”.
La stessa Natasha non ha mai mostrato entusiasmo per le continue riaperture del caso: “So che lei è annegata e so che è stato un incidente. I dettagli di come ha sbattuto la testa ed è caduta in acqua o come ha fatto a cadere in acqua, quelle piccole cose non mi riguardano. Il risultato è lo stesso. È morta. E mi ha lasciato quando avevo 11 anni e mia sorella ne aveva 7 e avevamo bisogno di lei”. A parlare è il suo cognome, Gregson Wagner, che non ha mai pensato di modificare neanche dopo le accuse rivolte al patrigno in questi ultimi anni. Nessun rancore verso i suoi due padri, nessun tipo di difficoltà nella crescita. Solo tanta gratitudine nei confronti dei suoi due genitori, dello stesso sesso per giunta; visti i tempi che corrono, giova sottolinearlo.
Silvia Di Pasquale