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Negozi in centro: c’è di nuovo richiesta. Ma manca l’offerta

29 Novembre 2012 - di Claudia Montanari

MILANO – Sembra quasi un paradosso visto che non si fa altro che parlare di crisi del mercato immobiliare, eppure sembra che esista un segmento del real estate italiano che tenga, quello degli immobili retail nei centri storici  delle nostre metropoli e pare riaprirsi la caccia agli spazi commerciali di questi ultimi.

Su tutti i centri storici, resiste quello di Milano, piazza dominante i cui affitti medi si aggirano intorno ai 4 mila euro al metro quadrato all’anno (3.500, invece, quelli della Capitale). Un segmento su cui, evidentemente, la moda ha un impatto notevole nella parte più qualificata.

E’ quanto emerge da uno studio di Bnp Paribas Re, che rende noto come nel terzo trimestre 2012 (dopo alcuni trimestri di stabilità) ci sia stato un aumento del 4,6%  dei rendimenti da locazione delle insegne commerciali cittadine, specie di quelle più pregiate. La crescita del settore dell’high street retail (con conseguente impennata dei rendimenti dei canoni di locazione) può essere un segnale del ritorno del commercio in città: ad oggi il retail italiano è per l’83% rappresentato da shopping center fuori porta, ma la richiesta dell’ultimo periodo pare in controtendenza, tornando a guardare con interesse alle zone più centrali.

Gli spazi presenti nei centri storici, però, sono spesso obsoleti, piccoli e pochi. Questo spinge gli operatori del settore ad operazioni di riqualificazione degli immobili, che di fatto agisce come un sostegno fisiologico agli affitti. E forse è proprio questa scarsa disponibilità, unita alla necessità di sostenere spese onerose per la messa a nuovo dei punti vendita, a far scivolare l’Italia al penultimo posto della classifica dei Paesi europei per quanto riguarda gli acquisti di immobili destinati al prime retail: l’Italia vanta appena un 4% nell’ammontare complessivo degli investimenti nel 2012, assai lontano da Regno Unito (che ha coperto il 32% delle transazioni), Germania (29%), Paesi nordici e Francia (12%). Peggio dell’Italia c’è solo la Spagna, in piena bolla immobiliare, col 2% di investimenti.

Fonte: Pambianco

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