Omofobia, Arcigay: almeno 104 episodi all’anno sui media
18 Maggio 2016 - di Silvia_Di_Pasquale
Ci sono 104 episodi di omotransfobia nel report stilato da Arcigay in occasione della Giornata internazionale contro omofobia, transfobia e bifobia che si è celebrata il 17 maggio scorso in tutto il mondo. Il report si basa sul monitoraggio delle fonti giornalistiche e riporta perciò solo avvenimenti segnalati sui mass media nel periodo tra il 17 maggio 2015 ed oggi in Italia. Il numero degli eventi intercettati perciò, secondo l’associazione, rappresenta solo la punta dell’iceberg del fenomeno.
“Di omofobia e transfobia in Italia si muore ancora – dice il segretario di Arcigay, Gabriele Piazzoni – lo testimoniano i due omicidi e i due suicidi che compaiono nel rapporto, assieme a tutti gli altri sommersi, invisibili. Non solo: le persone lgbt sono socialmente fragili, esposte a pericoli peculiari della loro condizione. Le persone omosessuali e transessuali sono bersagli privilegiati di rapine, pestaggi, stupri. Inoltre, gay e lesbiche quando non visibili diventano bersagli di ricatti ed estorsioni. E, come le persone trans, sono di frequente fatte oggetto di derisione, di insulti, di limitazioni alle libertà personali, di discriminazioni, di bullismo a scuola, di mobbing sul lavoro”.
Non esiste, poi, un identikit dell’omofobo: “nel nostro report ci sono omofobi appartenenti alla classe dirigente, politici, funzionari pubblici, commercianti, studenti, padri e madri di famiglia. Sono italiani o stranieri. E soprattutto sono giovani o vecchi. L’omofobia, insomma, non ha età, ruolo sociale, provenienza geografica, estrazione economica o culturale. È ovunque e colpisce le persone lgbt indistintamente, da sole, in coppia o in gruppo, nei luoghi affollati e in quelli isolati, di notte o in pieno sole” spiega. Per Arcigay servono leggi.
“La prima è quella contro l’omotransfobia, che da decenni chiediamo, in vigore in tantissimi Paesi d’Europa e del mondo e che giace immobile da oltre 300 giorni alla Commissione Giustizia del Senato. Ma servono anche azioni culturali e di welfare, per sgretolare il pregiudizio e sostenere le persone fatte bersaglio dei crimini e delle parole d’odio. Non solo a Roma, quindi, ma in tutti i luoghi istituzionali va aperta una discussione seria e concreta sulle azioni che è necessario mettere in campo. Questo è l’auspicio che rinnoviamo in occasione della Giornata Internazionale e che consegniamo alle istituzioni assieme al pensiero per tutte le vittime. Anche per loro dobbiamo trasformare l’Italia in un Paese migliore”, conclude Piazzoni.