Pakistan: Maria Toorpakai Wazir, travestita da uomo per fare sport
30 Luglio 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – Maria Toorpakai Wazir, giocatrice di squash con una promettente carriera internazionale, si è dovuta travestire da uomo per poter inseguire il suo sogno di sportiva.
Nata in una zona molto conservatrice del Pakistan, ha tirato fuori il coraggio per poter giocare a squash in una regione in cui a molte ragazze è negata anche la più misera istruzione primaria.
A quattro anni Maria prese già atto del fatto di vivere in una condizione di inferiorità a causa del suo essere semplicemente “femmina” e così mise i vestiti del fratello e si tagliò i capelli. Non prima di aver bruciato tutti i suoi vestiti femminili.
“Mio padre si mise a ridere e disse: ‘Ci siamo, abbiamo un Gengis Khan in famiglia’”, racconta Maria. “Da allora in poi la mia famiglia mi lasciò vestire con gli abiti di mio fratello e, come mio fratello cominciai a partecipare alle risse. È così che mi sono fatta molti amici”.
Nata in una famiglia progressista, Maria è stata tuttavia più fortunata di tante altre sue amichette. All’età di 12 anni, il padre iscrisse Maria in una palestra di sollevamento pesi ma, non potendo dire che si trattava di una ragazza, la iscrisse con il nome di Gengis Khan con cui veniva appellata affettuosamente a casa. Dopo un paio di mesi, venne inserita in un torneo con gli altri ragazzi (maschi). Maria vinse.
Il padre, Shamsul Qayyum Wazir, spiega: “Dare un nome falso e maschile le permise di partecipare a qualunque sport. Però qualcuno mi ha detto che se avesse continuato a fare il sollevamento pesi, non sarebbe cresciuta in altezza e che sarebbe diventata grassa e pesante. Così ho incoraggiato il suo interesse nel gioco dello squash.”
Lo squash in Pakistan è uno sport molto seguito e apprezzato. Anche le donne possono praticarlo, ma non nella regione dove viveva Maria, il Waziristan, o in altre aree molto conservatrici, per questo suo padre la portò in una scuola a Peshawar gestito dall’aviazione pachistana.
Scrive Luciana Grosso su Repubblica:
“Il trucco escogitato da Maria e da suo padre – quello di iscriverla con un nome da maschio- resse per un po’, consentendo a Maria di imparare, allenarsi edi battere quasi tutti i maschi (veri) che gareggiavano con lei. Una routine che le piaceva e che non dava fastidio a nessuno. «I guai — racconta — sono cominciati quando il direttore della scuola volle iscrivermi ai campionati juniores over 16 echiese a mio padre il mio certificato di nascita che, semplicemente, non esisteva. Fummo costretti a dire la verità». La reazione del direttore della scuola fu sorprendente: «Non si arrabbiò, anzi, mi regalò persino una racchetta da squash autografata da Jonathon Power, il campione canadese. Disse che miavrebbe permesso di continuare a frequentare la palestra e che mi avrebbe iscritto comunque ai campionati»”
All’inizio nessuno sapeva chi fosse in realtà “Gengis Khan”, ma quando la verità ha iniziato a venire fuori per Maria è stato un momento molto duro. Si legge su Repubblica:
“I suoi compagni di allenamento, i suoi avversari presero a isolarla, a vessarla in ogni modo a non voler più giocare contro di lei: «Erano spietati, soprattutto quelli che, in passato, avevo battuto». Una discriminazione continua che, per quanto dolorosa, non la ferma. Nel 2007, dopo essere diventata professionista, riceve un premio speciale dalle mani del presidente Musharraf. «Con tutte quelle vittorie avevo dato nell’occhio e attirato l’attenzione dei Taliban. Iniziarono le minacce, mi scrivevano che se avessi continuato a giocare contro i maschi e per di più senza velo e in calzoncini, le conseguenze per la mia famiglia sarebbero state terribili. Ero terrorizzata. Presi ad allenarmi in un capannone abbandonato, di notte, da sola. Mio padre mi portava in giro su una vecchia macchina a cui cambiava la targa ogni giorno»”
Per questo Maria decise di voler cambiare paese. Iniziò a scrivere a tutte le squadre di squas fino a che non fu presa dell’accademia di Toronto di Jonathon Power.
Ora, scrive Luciana Grosso:
“Maria è la giocatrice numero uno del ranking pachistano e la numero 54 di quello mondiale. Ma è così giovane da avere ancora molti progetti per il futuro. «Il più importante di tutti, però, è di poter tornare in Pakistan e cambiare, in meglio, il mio Paese»”.