Partorire a casa con rimborso, Lazio: 800 euro a mamme che non vanno in ospedale
15 Maggio 2014 - di Claudia Montanari
ROMA – 800 euro di rimborso alle mamme che sceglieranno di partorire in casa. Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio, ha firmato nei giorni scorsi un decreto che prevede un rimborso per chi decide di partorire il proprio figlio a casa.
È dall’aprile del 2011 che la regione Lazio attende l’indicazione della tariffa, ovvero da quando venne pubblicato il decreto con cui si definivano i criteri e le modalità per ricevere il rimborso forfettario nel caso si fosse optato per il parto a domicilio. In questi giorni, il rimborso è stato deciso per la cifra di 800 euro. Scrive Eleonora Barbieri su il Giornale:
“Non coprono tutte le spese necessarie, ma sono un simbolo, un segnale: una spinta a ripercorrere una strada che per millenni è stata normale, ma che ormai è intrapresa da pochissime donne. Una battaglia vinta per un movimento che da anni cerca di riportare il parto alla «natura »”
La regione Lazio, tuttavia, non è certo la prima a prevedere un rimborso alle mamme che decidono di partorire in casa. Già Piemonte, Emilia Romagna, Marche, le province di Trento e Bolzano, concedono dei rimborsi anche più elevati di 800 euro.
In effetti è da tempo che ci si chiede come mai la regione non spendeva nulla per coloro che decidevano di partorire in casa propria, dal momento che invece rimborsa agli ospedali e alle cliniche con il sistema del DRG.
Ma, come si legge su il Giornale, il problema non sono tanto i costi quanto la sicurezza:
“Perché (quasi) a nessuno piace frequentare ospedali, ma è ormai dato per scontato che fare nascere un bambino in sala parto dia più garanzie, alla mamma e al piccolo. È il cuore del dibattito, il punto su cui spesso si scontrano ginecologi e ostetriche, sostenitori del parto «tutto naturale» e di quello «ospedalizzato». Ora i numeri, spiega lo studio britannico Birthplace (cioè «luogo di nascita ») – dicono che, se la donna è alla sua prima gravidanza, le probabilità di rischio sono maggiori in casa ( 9,3 su mille) che in ospedale (5,3); ma dal secondo figlio in poi le percentuali sono identiche. Tanto che il National Insitute for Health and Care è arrivato a incoraggiare il parto in casa quando ci siano le condizioni, e a considerare l’ospedale come la soluzione adatta solo ai casi più complicati”
Secondo le stime, in Italia ad oggi sono circa 1500 le donne che ogni anno decidono di partorire in casa e, se per alcuni è ancora pochissimo e sinonimo di arretratezza, per altri è anche troppo. Si legge su il Giornale:
“Annamaria Gioacchini ha deciso di diventare ostetrica dopo aver dato alla luce sua figlia in ospedale, 34 anni fa. Negli anni Ottanta, a Roma, ha cominciato ad aiutare le donne ad avere i loro figli in casa. Oggi fa parte di «Nascere a casa», una associazione di ostetriche impegnate in questa battaglia. Per lei il parto a casa «non è una moda: garantisce alla donna l’intimità e la tranquillità di cui ogni donna ha necessità in questo evento». I rischi?«C’è un’ansia incredibile sul parto,ma l’Organizzazione mondiale della sanità ha definito il parto fisiologico in casa sicuro quanto quello in ospedale, se seguito da personale adeguato ». Le condizioni sono due: «Una anamnesi di gravidanza fisiologica e l’assenza di patologie nella donna».L’assistenza è garantita da due ostetriche, si spendono circa tremila euro, oltre alla visita a domicilio del pediatra entro le prime ventiquattro ore. Insomma gli incentivi regionali arriverebbero a coprire, al massimo, la metà della spesa: non tutte possono permetterselo”