Allarme Fmi: viviamo troppo a lungo. E la pensione?
11 Aprile 2012 - di luiss_vcontursi
ROMA – La domande sorge spontanea: le nuove generazioni, soprattutto di donne, prenderanno mai la pensione? Già la nuova riforma del mercato del lavoro prevede un’uscita sempre più lontana negli anni. Ora arriva anche l’allarme dell’Fondo monetario internazionale che suona più o meno così: più andiamo avanti e più la gente vive a lungo per cui nei prossimi anni ci saranno sempre maggiori problemi a trovare i soldi per le pensioni. La soluzione (“geniale”) proposta dall’Fmi? Adeguare le pensioni all’aspettativa di vita. Nel 2015 sarà di 80 anni? Si andrà in pensione a 70 anni e sempre con meno soldi. Quindi facciamoci due calcoli… in futuro lavoreremo molto più a lungo (se mai troveremo lavoro), quindi verseremo molti più contributi ma prenderemo di pensione molto meno di chi ci ha preceduto e sicuramente per molto meno anni.
Questo quello che si evince dall’allarme dell’Fmi: l’allungamento della vita media rischia di far saltare i conti del welfare. Il Fondo monetario internazionale lancia un vero e proprio «allarme longevità» e nei capitoli analitici del Rapporto sulla stabilità finanziaria globale, sottolinea che «se la vita media nel 2050 si allungherà di 3 anni in più di quanto previsto oggi, il già ampio costo dell’invecchiamento della popolazione aumenterà del 50%».
Per questo l’istituzione di Washington raccomanda di affrontare la questione su più versanti: intanto i governi dovrebbero prendere atto di questo rischio, laddove al momento solo pochi paesi o enti pensionistici lo fanno adeguatamente. I rischi andrebbero adeguatamente suddivisi tra persone e sistemi pensionistici mentre «si potrebbero usare i mercati per trasferire questi rischi» dai piani previdenziali a sistemi più idonei a gestirli.
Il Fmi afferma inoltre come in questo ambito «una riforma essenziale» sia quella di procedere ad «un aumento dell’età pensionabile» in parallelo all’aumento delle speranze di vita. «Questo potrebbe essere imposto dagli Stati, ma si potrebbero anche incentivare le persone a ritardare l’età di pensionamento». Perché questo aiuta in due modi, ricorda il Fmi nel Global Financial Stability Report: da un lato si allunga il periodo in cui si accumulano risorse (almeno nei sistemi in cui effettivamente i contributi si accumulano) dall’altro si accorcia quello in cui si ricevono prestazioni. E ove non sia possibile agire su questo versante bisogna permettere «flessibilità» sulle prestazioni agli enti pensionistici: «dove non si possono alzare contributi o età pensionabili, le prestazioni potrebbero dover essere abbassate».
Lady V