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Pensioni italiane e disuguaglianza di genere: agli uomini il 36% in più delle donne

L’Inps (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) ha pubblicato il suo rapporto annuale, che rivela dati preoccupanti sulla disuguaglianza di genere nelle pensioni italiane. Nel 2022, il numero di pensionati in Italia ha raggiunto circa 16,1 milioni, rimanendo invariato rispetto all’anno precedente, ma la spesa totale è stata di quasi 322 miliardi di euro.

Pensioni, disuguaglianze di genere

Il rapporto mette in evidenza che, nonostante gli uomini rappresentino circa il 48% del totale dei pensionati, concentrano il 56% della spesa, ovvero 180,4 miliardi di euro, rispetto ai 141,5 miliardi erogati alle donne. Questo significa che gli uomini pensionati ricevono in media un importo annuale medio di circa 23.182 euro, il che è superiore del 36% rispetto alle donne che percepiscono in media 16.994 euro all’anno.

Se dividiamo l’importo annuale per 12 mesi (considerando anche la tredicesima inclusa nei singoli mesi), l’importo medio mensile del reddito da pensione è di 1.931 euro per gli uomini pensionati e di 1.416 euro per le donne pensionate. In pratica, le donne ricevono in media 515 euro in meno al mese, circa il 26,67% in meno rispetto agli uomini.

I motivi delle disuguaglianze nelle pensioni

Questa disparità di genere nei redditi pensionistici è in parte dovuta al fatto che molte donne hanno avuto carriere lavorative più brevi o periodi di lavoro assente, il che ha influito sulla loro pensione media. Tuttavia, va notato che il 96% dei pensionati italiani, sia uomini che donne, percepisce almeno una prestazione dall’Inps, con un reddito lordo mensile medio di circa 1.687 euro.

Il rapporto dell’Inps evidenzia anche una differenza nella speranza di vita tra i pensionati a seconda del loro reddito e settore lavorativo. Ad esempio, i pensionati che appartengono al primo quintile di reddito hanno una speranza di vita di circa 2,6 anni inferiore rispetto a quelli nel quintile di reddito più alto. La differenza aumenta ulteriormente a seconda del settore lavorativo e delle mansioni svolte.

Il rapporto annuale dell’Inps menziona anche il taglio del cuneo contributivo, che prevede un esonero del 7% per i lavoratori con un imponibile pensionistico fino a 25.000 euro annui e del 6% per quelli con un imponibile fino a 35.000 euro annui, a partire da luglio 2023. Questa misura porterà a un aumento del reddito netto dei lavoratori, con circa il 57% di loro che beneficerà di importi superiori a 100 euro al mese.

In sintesi, i dati dell’Inps rivelano una disuguaglianza di genere significativa nelle pensioni italiane, con gli uomini che guadagnano in media il 36% in più delle donne. La speranza di vita dei pensionati è influenzata dal reddito e dal settore lavorativo, e il taglio del cuneo contributivo dovrebbe portare a un aumento dei redditi netti dei lavoratori.

Claudia Montanari

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