Philip Seymour Hoffman morto: un vita tra talento e droga
3 Febbraio 2014 - di Claudia Montanari
NEW YORK –Philip Seymour Hoffman tra genialità e follia, carriera e sregolatezza. La morte dell’attore americano lascia indubbiamente un vuoto incolmabile nel panorama di Hollywood. Un vuoto che, come tanti altri, poteva essere riempito.
Il sito “Tmz” parla di droga, di una siringa trovata nel braccio dell’attore morto. Una tossicodipendenza che, a quanto sembra, andava avanti da molto tempo e da cui l’attore più volte ha tentato di uscire invano. Solo un anno fa l’attore ha tentato, per l’ultima volta, di liberarsi dalla sua dipendenza entrando in una rehab ma, evidentemente, non ha funzionato.
Una dipendenza per l’eroina, quella droga “tipica” degli anni ’70 che non perdonava. Molto lontano dalle storie di cocaina che si sentono oggi.
Lo stesso Hoffman in una intervista al programma “60 Minutes” rilasciata nel 2006 ha raccontato della sua terribile dipendenza, iniziata poco più che ventenne. Uscito dalla New York University Drama, entrò subito nel vortice dalle tentazioni, rimanendone schiavo. Il risultato fu che a soli 22 anni arrivò la prima disintossicazione. L’attore raccontò:
“Andai perché ero spaventato ero spaventato per la mia vita”.
Quella volta, la prima volta, sembrava che ce l’avesse fatta. Secondo quanto raccontato dall’attore quell’esperienza lo tenne lontano dalla droga per 22 anni. Poi, l’anno scorso, la terribile ricaduta. Preso atto della drammatica situazione l’attore decise di ricoverarsi un’altra volta: 10 giorni in un centro dell’East End per cercare di disintossicarsi. Invano.
Secondo quanto raccontato dai media americani, nella sua stanza sono state trovate bustine con impresse l’asso di picche e l’asso di cuori, simboli utilizzati dai produttori di eroina. Il talento e le soddisfazioni in campo lavorativo, nonché la sua famiglia, non sono bastate e tenerlo lontano dalla droga.