Pillola 5 giorni dopo, che dramma se ti serve: tutti gli ostacoli
14 Dicembre 2015 - di Claudia Montanari
ROMA – Pillola 5 giorni dopo, che dramma se ti serve: tutti gli ostacoli. Si chiama ellaOne, è un contraccettivo in vendita in Italia dall’aprile del 2012 e dal maggio 2015 può essere acquistata anche senza ricetta medica. Tecnicamente, dunque, sembra tutto semplice, eppure così non è. Le donne che necessitano dell’acquisto della ellaOne -meglio conosciuta come “pillola dei cinque giorni dopo”- si trovano di fronte ad un vero e proprio percorso ad ostacoli e, la maggior parte delle volte, escono dalla farmacia senza essere riuscite ad acquistare il farmaco. A raccontare cosa succede alle donne italiane da maggio a questa parte è Cristina Salvagni su Repubblica, che racconta delle resistenze dei farmacisti di fronte alla vendita della ella One:
“«È finita». «Per comprarla serve la ricetta medica». «Non ce l’abbiamo perché è un farmaco abortivo e qui facciamo obiezione di coscienza». Le motivazioni sono le più diverse ma il risultato, per la donna al banco della farmacia, è sempre lo stesso. Quello di non poter comprare ellaOne, il farmaco contraccettivo d’emergenza meglio conosciuto come “la pillola dei cinque giorni dopo” perché è efficace nel prevenire una gravidanza indesiderata fino a 120 ore dopo il rapporto sessuale ritenuto a rischio”.
Eppure è da maggio scorso che in Italia può essere venduta senza ricetta medica:
“In Italia l’ulipristal acetato (questo il suo nome tecnico) è in vendita dall’aprile del 2012. Ma dal 9 maggio scorso si può acquistare anche senza ricetta medica: la prescrizione resta obbligatoria per le ragazze che hanno meno di 18 anni, mentre è necessario presentare una delega dell’interessata se a fare l’acquisto è un uomo. Eppure la difficoltà a procurarsela, da Treviso a Palermo, resta. Lo denuncia una videoinchiesta di Repubblica. it nelle farmacie di Milano: «Qui non ce l’abbiamo e non so se le altre farmacie ce l’abbiano: se sono obiettori possono rifiutarsi di venderla », spiega ai cronisti una farmacista. «Cinque giorni dopo è tanto, ha già le braccine!» le fa eco un’altra. Lo conferma l’associazione onlus Vita di donna. «Ogni giorno riceviamo da tutta Italia tra le sei e le dieci chiamate di donne in difficoltà: tre su quattro ci dicono che in farmacia ellaOne non c’è, che non gliela vogliono dare, che serve la prescrizione medica», accusa la presidente Elisabetta Canitano, ginecologa della Asl di Roma. «L’altro giorno al consultorio di Fiumicino si è presentata una ragazza di trent’anni, neanche una bambina, cui il farmacista aveva risposto “Non sarà meglio presentarsi con una ricettina del medico?”. Un’altra, al telefono da Palermo, mi ha detto di aver girato cinque farmacie, che non c’era verso di averla»”.
Che fare, allora in questi casi?
“«Noi sproniamo tutte a far valere i propri diritti: a presentarsi con il documento, citare la legge 105 dell’8 maggio 2015, e chiedere la pillola senza esitazioni. In questo modo la reticenza dei farmacisti spesso viene superata. Ma se neanche questo basta, allora bisogna chiamare i carabinieri », continua Canitano. «Il problema è che le donne vanno a chiedere aiuto, sperano che il farmacista sia solidale, metre molti di loro pensano che vendere un contraccettivo senza ricetta sia cedere al libertinaggio. Si sentono i custodi del buon costume. Ma non possono appellarsi all’obiezione di coscienza, perché ellaOne non è un abortivo».Non sta comunque al farmacista, dice Federfarma, decidere se dispensare o meno un medicinale. «Nel caso di ellaOne il suo compito è solo accertarsi che l’acquirente sia maggiorenne o, se minorenne, che abbia la prescrizione. Se non ce l’ha disponibile, deve procurarselo il prima possibile», spiega la presidente Annarosa Racca. «Se poi c’è un obiettore di coscienza, deve esserci anche un’altra persona che non lo sia. Il farmacista ha un ruolo di riferimento, spesso dà consigli e risolve i problemi delle persone. Ma comunque non spetta a lui stabilire se un medicinale sia abortivo o meno: siamo il primo presidio sul territorio del sistema sanitario nazionale. Dobbiamo dispensare ciò che viene richiesto»”.