Pillola del giorno dopo, non più farmaco abortivo ma contraccettivo
10 Febbraio 2014 - di Claudia Montanari
ROMA – La pillola del giorno dopo: farmaco contraccettivo, non più abortivo. Presto verranno aggiornati tutti i bugiardini e cambierà la dicitura da “farmaco abortivo” a “contraccettivo”. L’Aifa ha pubblicato la revisione nella Gazzetta Ufficiale del 4 Febbraio e la modifica ha un peso non indifferente.
Da sempre infatti la pillola del giorno dopo solleva polemiche e critiche in quanto, essendo definito “farmaco abortivo”, i medici che applicano l’obiezione di coscienza sull’aborto spesso si sono rifiutati di prescriverlo.
Come si legge su La Stampa, Emilio Arisi, presidente della Smic, Società medica italiana per la contraccezione, ha spiegato:
“«Cade definitivamente l’appiglio che consentiva ai medici obiettori di coscienza di negare la somministrazione della contraccezione di emergenza». E si «corregge una vecchia scheda tecnica che risale al 2000». «Troppe volte – ha aggiunto – alle donne è stato negato il diritto ad accedere alla contraccezione d’emergenza nascondendosi dietro la sua presunta abortività. Un atteggiamento inaccettabile, anche perché chi fa ricorso alla contraccezione d’emergenza vuole evitare di dover incorrere in un aborto»”
Elena Carnevali scrive su La Stampa:
“Insomma le donne che vorranno interrompere una gravidanza appena iniziata non dovrebbero più vedersi rifiutare la somministrazione da parte dei medici obiettori di coscienza. Ma il condizionale è d’obbligo perché gli obiettori invece sostengono che anche questa revisione non muta nulla dal loro punto di vista. C’è chi continuerà a fare obiezione sapendo di non incorrere in sanzioni perché sanzioni non ne esistono in questo campo. E c’è chi rifiuterà comunque la somministrazione come Bruno Mozzanega, ginecologo dell’università di Padova, autore di 170 pubblicazioni scientifiche. «Proprio basandomi su quanto ho scritto ed è stato pubblicato su riviste scientifiche internazionali continuerò a non somministrare la pillola del giorno dopo. E lo faccio rispettando la legge perché non basta proclamare un metodo contraccettivo per trasformarlo in un metodo eticamente accettabile. Se il metodo non rispetta la vita umana dal suo inizio non solo non è buono in sé, ma è perfino contrario ai principi giuridici che regolano la vita sociale come la legge 405 del 1975»”
Insomma, la dicitura cambia ma non per l’idea dei medici:
“E, quindi, il braccio di ferro continua immutato così come si annuncia battaglia sulla Ru486. Dalla relazione annuale sull’attuazione della legge 194 trasmessa al Parlamento lo scorso settembre risulta che il 76% delle donne che ricorre alla pillola abortiva chiede le dimissioni volontarie prima dello scadere dei tre giorni previsti dalla circolare ministeriale. «Visto che la prescrizione non viene rispettata e non ci sono conseguenze per questo – osserva Elena Carnevali, deputata del Pd – chiederemo una verifica al ministero della Salute per capire se sia realmente necessaria». Altro dato su cui si chiederanno approfondimenti è l’82% degli interventi per l’interruzione di gravidanza effettuato in anestesia generale. «E’ una scelta non giustificabile dal punto di vista della salute delle pazienti», commenta”