Silvio Berlusconi, caso Ruby: tutte le donne del processo
24 Giugno 2013 - di Claudia Montanari
MILANO – Il processo che si è concluso con la condanna 7 anni di Silvio Berlusconi è stato dominato dalle donne: non solo dalla parte di Berlusconi, con Ruby Rubacuori e Nicole Minetti in prima linea, ma anche dalla parte dello Stato che lo ha perseguito e condannato: dal pm Ilda Boccassini alle tre magistrate che lo hanno giudicato e condannato per concussione e prostituzione minorile.
27 mesi, una moltitudine di rinvii e quasi 50 udienze. Sono i numeri del processo a Silvio Berlusconi che più di ogni altro ha fatto il giro del mondo quello sul Rubygate e del quale oggi è stata data la sentenza. Sempre sulle prime pagine della stampa italiana, ha conquistato anche i mass media internazionali, da Al Jazeera alla tv australiana, dai quotidiani del Sud America a quelli del sudest asiatico.
Al centro del processo, Silvio Berlusconi. E poi le donne, tante donne: “Una ex minorenne lo ha messo nei guai; la ex moglie ne ha svelato per prima le debolezze; una ex consigliera regionale ha coniato l’eponimo più avvilente (“culoflaccido”); una pm ne ha chiesto la condanna a 6 anni di reclusione”. scrive Paolo Colonnello su “La Stampa”.
E oggi la sentenza, in cui Silvio Berlusconi è stato condannato a 7 anni di carcere e interdizione perpetua dai pubblici uffici, è arrivata per mano di tre giudici donna, presiedute dall’inflessibile Giulia Turri.
Un furto di 3 mila euro. Fu questo il motivo per cui iniziò tutto. Karima El Marough, in arte Ruby Rubacuori, venne fermata per un furto di 3 mila euro. Berlusconi, che si trovava a Parigi, telefonò al capo di gabinetto, Pietro Ostuni, spiegandogli che la ragazza gli era stata indicata come nipote del presidente egiziano Mubarak e che sarebbe arrivata Nicole Minetti, all’epoca consigliere regionale, per prenderla in affido. Cosa che avvenne nonostante il pm dei minori Annamaria Fiorillo avesse disposto il suo collocamento in una comunità. Pochi giorni dopo, però, la giovane marocchina ricoverata in ospedale a causa di una lite con Michele Conceicao, finì davvero in una struttura protetta. Da qui l’apertura dell’inchiesta.
“All’inizio fu la 18enne Noemi, la “vergine di Casoria”, che svelò il soprannome del Cavaliere nell’intimità: “Papi”. Poi arrivò la escort barese Patrizia D’Addario che registrò le notti calde di Palazzo Grazioli e diffuse gli audio delle telefonate con l’allora presidente del Consiglio. Infine toccò a Ruby rivelare la vera natura delle “cene eleganti” nella villa di Arcore e confessare al telefono il suo ruolo nel cuore di Berlusconi: “Perché se Noemi è la pupilla io sono il culillo” scrive Paolo Colonnello.
Poi lei, Nicole Minetti: “La dama bianca allertata da Berlusconi per andare a recuperare la povera Ruby in Questura. Il Premier la annuncia con l’altisonante quanto inesistente qualifica di “consigliere ministeriale regionale”. Lei, che già si occupava di gestire gli appartamenti di Via Olgettina per le amiche di “papi”, in nome dell’amore per il Presidente si fionderà all’1 di notte in Via Fatebenefratelli per soccorrere la minorenne egizio-marocchina, presentandosi in compagnia della escort brasiliana Michelle de Coinceicao. In pratica una rappresentanza diplomatica del meglio che può offrire la notte di Milano. Le ragazze, preoccupatissime, lasceranno la Questura verso le due di notte per chiamare il Cavaliere e rassicurarlo: “Missione compiuta”. FRuby, affidata alla Minetti, se ne va i casa della escort de Coinceicao. Con cui 20 giorni dopo litigherà furiosamente, tornando in Questura e facendo scoprire anche all Procura cosa era successo quella sera” scrive Paolo Colonnello.
Le Olgettine: “Amò non ho più benzina nemmeno per andare a fare la spesa, sa che dipendo da lui. Non può sparire così, digli che ti chiamo tutti i giorni…”. È il testo di uno dei messaggi che arrivavano, all’occorrenza, a Nicole Minetti. Convocata e interrogata dalla Procura, Ruby Rubacuori racconterà alcuni particolari importanti. Svelerà dei bunga bunga, dei isoldi e dei regali, delle serate ad Arcore a partire dal 14 Febbraio e anche degli appartamenti di via Olgettina, dove le più “fortunate” risiedevano. I pm indagano, “ed ecco i risultati: un giro di una 40ina di ragazze, alcune arrivate attraverso Lele Mora, altre attraverso Emilio Fede, frequentano il “sistema prostitutivo di Arcore” ricevendone in cambio dai 2 ai 5 mila euro per nottata più, per alcune, auto e appartamento in via Olgettina” si legge su La Stampa.
“Ti devo briffare, ne vedrai di ogni, c’è la zoccola, la sudamericana, la scappata di casa… la disperation più totale”: è questa la celebra sintesi che Nicole Minetti fece alla sua amica Melania Tumini. “Sintesi portentosa di sesso e potere, anagrafe e politica”.
Oggi, tre giudici donne hanno giudicato Silvio Berlusconi colpevole di concussione e prostituzione minorile. Oggi, un giudice donna ha anche letto una lunga lista di nomi delle partecipanti alle cene di Arcore. “La procura indaghi su eventuali profili penali nella loro condotta” perché molte delle Olgettine hanno sempre negato che ci fosse del sesso mercenario ad Arcore. E l’indicazione del tribunale sembra dire che ci fosse un accordo perché le ragazze tacessero e mentissero. Abbagliate forse dal miraggio dei soldi facili, forse delle comparsate in tv e dalla fama, dai regali costosi e dalle auto di lusso. Da una vita di potere.