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Non riesci a resistere al cibo? È tutta questione di testa

ROMA – Tutti i giorni la stessa storia: fai di tutto per cercare di evitare i peccati di gola, poi ti trovi davanti una fetta di dolce o una focaccia appena uscita dal forno e non riesci a resistere, tempo un minuto te la sei divorata. Salvo poi sentire un grande senso di colpa non appena inghiottito l’ultimo boccone. A chi non è mai successo?

Eppure, sarà difficile da credere ma non per forza dobbiamo dare la colpa della nostra “debolezza” alla nostra poca forza di volontà o inettitudine nel perseguire un obiettivo.

Alcuni scienziati hanno infatti studiato il fenomeno ed hanno attribuito questo atteggiamento a una disfunzione del cervello. In sostanza, come i tossicodipendenti o gli alcolisti, le persone obese avrebbero un numero inferiore di recettori della dopamina, un neurotrasmettitore responsabile in parte della sensazione di piacere, e devono mangiare di più per stimolare i circuiti cerebrali responsabili appunto del piacere.

Insomma, la golosità sarebbe una vera e propria “malattia” i cui meccanismi però risultano ancora misteriosi. Precedenti studi hanno però sottolineato il ruolo fondamentale della dopamina nella modulazione del senso di sazietà che genera l’ingestione di un alimento, ed è per questo che gli scienziati hanno cercato di scoprire se, proprio come i tossicodipendenti, le persone obese mangiano in modo compulsivo per stimolare questo centro delle sensazioni, sfavorito da una mancanza di recettori della dopamina.

I ricercatori hanno così testato le loro teorie su 20 pazienti, dieci dei quali erano normopeso mentre gli altri 10 soffrivano di obesità. Dopo avere iniettato a ogni volontario un marcatore chimico radioattivo avente la particolarità di fissarsi sui recettori della dopamina, tramite un sistema di imaging digitale molto sofisticato hanno osservato allo scanner il cervello dei volontari.

il risultato è stato sorprendente. È infatti emerso che i pazienti obesi hanno un numero inferiore di ricettori per dopamina e, dunque, mangerebbero in modo eccessivo per compensare questo deficit. Inoltre si è constata una correlazione tra l’indice di massa corporea e il numero di ricettori nel gruppo di malati.

L’indice di massa corporea è il risultato di un calcolo tra il peso e l’altezza e permette di stabile il tipo di corporatura. Quando l’indice supera 30, la tua corporatura viene definita “obesa”. secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e possono insorgere alcune complicazioni.

Questa scoperta, pubblicata nella rivista “The Lancet”, è molto importante in quanto potrebbe aprire nuove prospettive nella cura dell’obesità. Ricordiamo infatti che l’obesità è un problema che colpisce il 55% della popolazione americana.

Ma questo studio sottolinea che l’obesità può non essere solo il risultato di una mancanza di forza di volontà, ma è una vera e propria malattia e deve essere vista e trattata come tale. Sono già noti come inibitori della fame alcuni composti che alterano le concentrazioni di dopamina, ma anch’essi possono situarsi all’origine di dipendenze.

Esistono anche altri metodi più naturali che permettono di aumentare la concentrazione di dopamina: uno di questi è l’esercizio fisico.

 

– The Lancet, 03 February 2001, vol. 357, n° 9253, pp. 354-57 2 – Obesità, dépistage e prevenzione nel bambino; Un’esperienza collettiva dell’Inserm; sintesi dell’esperienza; giugno 2000.

Claudia Montanari

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