Rita Levi Montalcini, la donna che amava le scienze… e la moda
1 Gennaio 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – 103 anni dediti alla scienza e non solo. Parlare del contributo scientifico che ha dato è, paradossalmente, quasi scontato. Neurologa, premio nobel per la medicina nel 1986, prima donna a essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze.
Donna di scienza, dunque, ma non solo. Donna coraggiosa che non si è mai voluta piegare alla violenza delle leggi razziali e che si è sempre battuta per il progreseso umano.
Senza mai avere un capello fuori posto. Non ce lo aveva, probabilmente, nemmeno le notti passate insonni a studiare in laboratorio, ad analizzare, a cercare. Non ce lo aveva quando ha scoperto l’NGV, il fattore di crescita nervoso, una proteina studiata ancora oggi per trovare la cura ad alcune delle più terribili malattie che colpiscono il sistema nervoso, come la SLA e il morbo di Alzheimer. Scoperta che le valse il Nobel per la Medicina.
Una vita fatta di scienza pur avendo, sempre, un occhio di riguardo sul proprio stile. Chi dice che non pensava al proprio aspetto sbaglia. 103 anni in cui si è costruita uno stile assolutamente personale e distintivo che evidenziava un filo di vanità e vezzi.
Abiti con linee consolidate, sempre chic e mai eccessive. Uno stile austero ma visibilmente personale e costruito, pezzi “iconici” del suo modo di vestire, sempre quelli: spalline, colletti importanti e impreziositi con rouches o ricami. Vita stretta con fasce tono su tono. Abiti creati visibilmente su misura.
Al collo, immancabile una collana. Che sia stato un giro di perle o uno dei suoi gioielli preferiti, un pendente a forma romboide (presumibilmente un oggetto importante della sua vita, un regalo di famiglia o un segno distintivo del proprio modo di essere).
Capelli sempre raccolti in acconciature e chignon di classe, lasciati vaporosi sul davanti.
Rita Levi Montalcini non ci ha regalato solo preziosi contributi alla scienza. Ci ha donato anni di stile personale e chic, serio e allo stesso tempo mielato, vezzoso ma controllato.
Uno stile che riecheggia nel bagaglio culturale che affonda le radici nei primi anni del ‘900, periodo in cui in fatto di moda Rita non si è mai spostata.
Uno stile che ricorda gli antichi caffè, con i pizzi, le ruches, i volant della Bella Epoque. E la poesia e la magia degli anni in cui, la grande Coco Chanel, ha saputo affermarsi creando quella rivoluzione culturale che ha portato le donne a liberarsi di stretti bustini e abiti opprimenti e asmatici di cui, Rita, sarà grande promotrice.