Roma, ragazzo gay si suicida: “Nessuno mi capisce”
12 Agosto 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – Un ragazzo di 14 anni si è suicidato gettandosi dal balcone di casa perché veniva deriso ed emarginato a causa della sua omosessualità. È accaduto a Roma dove un razaggo gay di 14 anni non ha retto agli atteggiamenti omofobi degli amici e ha deciso di suicidarsi. Prima del tragico gesto, il ragazzo ha lasciato un messaggio: “Sono omosessuale, nessuno capisce il mio dramma e non so come farlo accettare alla mia famiglia”.
Inoltre nella lettera lasciata ai famigliarti, il ragazzo ha raccontato di essere arrivato alla decisione dopo numerosi insulti e prese in giro da parte dei coetanei, culminate con l’esclusione dalla compagnia.
Franco Grillini, presidente di Gaynet Italia spiega: “È l’ennesima vittima di quell’omofobia che in tanti negano e ci dice più di ogni altra cosa che il tema dell’omofobia è un’emergenza, un’urgenza che non può piùessere negata. Questa vicenda avviene nel mezzo del dibattito sulla legge contro l’omofobia – ricorda Grillini riferendosi al provvedimento, la cui approvazione e’ saltata dal programma di agosto e rinviata a dopo la pausa estiva – Mi chiedo cosa ci vuole ancora per procedere con l’approvazione rapida di questa legge. Lancio un appello ai deputati cattolici: basta dire che c’è la libertà di opinione. Mi chiedo quante vittime sono ancora necessarie per superare le resistenze di chi non vuole una legge di questo tipo che non c’entra nulla con la libertà di opinione”. “Il maschilismo criminale è alla base dell’omofobia e del femminicidio – ricorda – Ed è urgente intervenire legislativamente contro l’omofobia”
“La notizia del quattordicenne che l’altra notte a Roma si è tolto la vita perche’ non sopportava più di essere deriso e marginalizzato per la sua omosessualità ci fa sprofondare in un dolore terribile” commenta Flavio Romani, presidente di Arcigay, che chiede alla politica di “assumersi responsabilita'”.
“Quel gesto estremo – prosegue Romani – è una sconfitta dal peso insopportabile, che ci riporta la fotografia di persone esasperate, sole, emarginate, alle quali nessuno parla e nessuno trasmette la possibilita’ di un futuro migliore. Mentre i politici discutono di omofobia rassicurando i vescovi sul loro ‘salvacondotto’, la realtà con un tempismo tragico e maledetto ci sbatte in faccia il problema: è ai ragazzi e alle ragazze come questo quattordicenne che bisogna pensare quando si dibatte dell’omofobia”.
“Così come è al corpo massacrato di Andrea, la transessuale trovata senza vita dieci giorni fa a Termini, che bisogna pensare quando si parla di transfobia – continua Romani – Perché questa è la realtà. Ed è una realtà ancora molto lontana dal cambiamento e che è un tunnel senza uscite per le persone che la vivono”.